Scuola Veneto. Ancora troppo alta la carenza dei maestri qualificati

Mercoledì, 13 giugno 2018

Dai 200 degli anni scorsi ai 250 per il prossimo anno accademico, non uno di più.

Sono i posti disponibili in Veneto per il Corso di laurea in Scienze della formazione primaria, quello che abilita all’insegnamento i maestri e le maestre delle elementari.

Un numero assolutamente insufficiente, denuncia, per l’ennesima volta, la Segretaria di Cisl Scuola Veneto, Sandra Biolo «Abbiamo appreso che l’Università di Padova con un Decreto Rettorale del 12 aprile scorso ha provveduto ad aumentare per l'anno accademico 2018/2019 il numero dei posti programmati per il Corso di laurea magistrale in Scienze della formazione primaria da 200 a 250. E’ sicuramente un primo importante riconoscimento della oramai cronica carenza di docenti qualificati nella scuola primaria del Veneto. Ma 50 posti in più risolvono per poco: da almeno 10 anni a questa parte il numero dei neolaureati copre meno di un terzo dei pensionamenti, e questo principalmente a causa del numero chiuso nei corsi di laurea».

Biolo riporta di numeri già denunciati in altre occasioni: dal 2010 ad oggi le Università di Padova (e Verona) hanno reso disponibili 2.256 posti, nello stesso periodo si sono laureati 1.666 studenti ma i docenti pensionati sono stati ben 4.749.

Un divario paradossale per il sindacato della scuola vista le difficoltà di occupazione che incontrano i laureati in materie umanistiche. Una carenza che alimenta il ricorso a personale non qualificato e ai trasferisti con quello che ne consegue.

Che fare? Gianfranco Refosco, segretario di Cisl Veneto indica la soluzione «E' necessario che i corsi si allarghino in modo adeguato. Abbiamo proposto alla Regione Veneto, all’Ufficio Scolastico del Veneto, al Rettore dell’Università di Padova e a tutte le sigle sindacali di incontrarci e di definire iniziative comuni per sbloccare questa situazione, anche coinvolgendo tutti i nuovi parlamentari eletti in Veneto e lo stesso Ministero per l’Istruzione e l’Università. Questa commedia dell’assurdo deve trovare la parola fine».