Perchè serve cambiare la legge di bilancio

Mercoledì, 09 gennaio 2019

Dopo due anni di crescita (anche occupazionale) gli ultimi mesi del 2018 hanno registrato un rallentamento dell’economia nazionale e veneta.

Le misure protezionistiche degli Stati Uniti, la guerra commerciale USA – Cina, pesano infatti in modo negativo sulle esportazioni, uno dei fattori di forza della nostra manifattura.

Anche la Brexit, in qualsiasi modo si chiuda la trattativa tra Regno Unito e Unione Europea, avrà sicuramente un effetto negativo sull’economia continentale e quindi anche su quella italiana. Inoltre la persistenza dei conflitti armati in Libia e in una parte consistente del Medio Oriente e l’embargo americano nei confronti dell’Iran concorreranno a frenare la crescita globale e diminuiranno gli spazi di azione per le imprese italiane.

Questo complicato contesto geopolitico-economico porta già molti analisti a prevedere una nuova recessione mondiale nel 2020 e il nostro paese, che non ha ancora pienamente superato i colpi inferti dalla crisi settennale e tantomeno i problemi strutturali che lo rendono poco competitivo, rischia di pagarne le conseguenze molto più di tanti altri paesi europei.

In questo contesto complicato emerge ancora di più la debolezza della manovra economica messa in campo dal Governo Conte.

Ci sarebbe stato bisogno di una manovra coraggiosa, che provasse a impostare una visione di sviluppo del paese: investimenti in infrastrutture (a partire da una spinta alla realizzazione di quelle già finanziate), risorse per l’istruzione e formazione, crescita della domanda interna con una riforma fiscale a favore dei redditi di lavoratori e pensionati.

E invece abbiamo una Legge di Bilancio, contornata da altri provvedimenti e scelte di governo, che frena gli investimenti, blocca la realizzazione delle infrastrutture, non alleggerisce il carico fiscale dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, taglia i fondi per l’educazione e la formazione.

Una manovra che può accelerare ed acuire la fase recessiva che si sta affacciando e non contrastarla.

Abbiamo tutti assistito alle continue giravolte del governo nella costruzione della Legge di Bilancio. Le parti sociali nei fatti non sono state ascoltate e tantomeno coinvolte, salvo qualche aggiustamento di fronte ai cori di proteste.

Sembra che tutto si possa fare purché sia scritto nel “contratto di governo”, mentre servirebbe invece un patto su una strategia di politica economica ed occupazionale condivisa con i rappresentanti del lavoro e dell’impresa e non verificata sulla base dei “mi piace”. Anche per correggere le misure sbagliate e per evitare ulteriori danni nelle misure relative a Quota 100 e Reddito di Cittadinanza: siamo ancora in tempo e lo stesso governo ha già annunciato la rettifica della “tassa sulla bontà”.

Questa di un tavolo di discussione non è una semplice invocazione ma una richiesta ben precisa già avanzata al Presidente del Consiglio che l’ha fatta propria. A sostegno di questa richiesta avvieremo in Veneto, già dai prossimi giorni, una puntuale azione di informazione e sensibilizzazione, che ci porterà alla manifestazione sindacale unitaria nazionale prevista per le prossime settimane.

Anche chi lavora e produce deve essere ascoltato.