Treni e trasporto pendolari: la mobilità non può essere una maledizione

Giovedì, 19 dicembre 2013

Da qualsiasi parte la si guardi la vicenda, nel nostro caso veneta, del trasporto dei pendolari (lavoratori, studenti) si presenta sempre come un paradosso. In particolare per chi viaggia in treno.

E’ paradossale che alle persone che lavorano e che studiano si chieda maggiore flessibilità, disponibilità a muoversi, a spostarsi nel territorio e poi non venga loro garantito un adeguato sistema di mobilità.

I ritardi, gli orari sballati, a volte le stesse condizioni dei mezzi, non sono il modo migliore per portare al lavoro e riportare a casa decine di migliaia di operai ed impiegati che devono produrre beni e servizi.

Rimarchiamo con forza (visto l’aria che tira) che anche chi deve lavorare in queste condizioni, i ferrovieri, paga due volte queste inefficienze: con i sovraccarichi di lavoro da un parte e l’avvilimento di vedere che, comunque, non ne esce nulla di buono.

Altro che Paese, Regione, territorio più competitivo: non si può vivere, lavorare, produrre, studiare sapendo di dover passare, sempre più spesso, sotto queste forche caudine.

La Regione Veneto ha acquistato da Trenitalia un servizio che, a parità di costi, prevede un maggiore numero di treni locali (e non pochi: 130 in più) che devono percorrere 750mila km in più ogni anno. Sempre la Regione ha optato per un servizio con l’orario cadenzato.

Il nuovo sistema è partito in questi giorni presentando - come previsto e anche anticipato da molti- molte pecche che hanno generato forti disagi e più che motivate contestazioni.

Ora, se non vi è alcun dubbio che qualsiasi cosa nuova, specie se si tratta di un sistema organizzativo complesso, per funzionare bene debba essere collaudato ed aggiustato è altrettanto vero che alcuni errori potevano essere evitati. Ad esempio quello di non prevedere (mantenere, in molti casi) una maggiore densità di treni negli orari di maggior flusso di pendolari. Ci si può porre rimedio da subito, anche riequilibrando con quelli nelle ore di traffico normale. Così come il dare pari attenzione a tutto il territorio regionale, dai monti al mare, da ovest ad est.

Sappiamo che non è cosa facile visto che il binario delle risorse pubbliche (ridottesi del 40% in questi ultimi anni) e il binario del bisogno di trasporto locale su treno (aumentato) non corrono paralleli. La polemica e lo scarico delle responsabilità non servono però a nulla. L’Emilia Romagna ha scaricato Trenitalia ed è andata a gara: nessuno vi ha partecipato. Serve invece che i responsabili del servizio e cioè Regione e Trenitalia si impegnino insieme per trovare rapidamente le migliori soluzioni, anche ascoltando le ragioni e le proposte di pendolari e ferrovieri. Avendo bene in mente che saranno giudicate per i risultati ottenuti.