Regolarizzazione stranieri: il Veneto a bassa quota

Martedì, 04 agosto 2020

Al 30 luglio dal Veneto sono state presentate in totale 10.671 domande di regolarizzazione di rapporti di lavoro con cittadini stranieri, di cui sono 1.590 nel settore primario (agricoltura con attività connesse e pesca).

Si tratta del 7% del totale nazionale, dove il report del Ministero dell’Interno precisa che le domande presentate sono 148.594. Una percentuale molto bassa anche rispetto alle precedenti sanatorie (decreti flussi, decreti lavoro stagionale, regolarizzazioni) anche in proporzione al peso che nella nostra regione hanno il lavoro domestico e quello agricolo.

La sanatoria sembra quindi volare a bassa quota in Veneto dove le domande relative a colf e badanti (9.081) sono di molto inferiori a quelle presentate da regioni simili (in Emilia Romagna sono 12.661) o con una popolazione anziana di gran lunga inferiore (Toscana 8.474).

L’agricoltura non risponde però alla regolarizzazione in nessuna regione d’Italia: il totale delle domande, nel settore dove domina ovunque il caporalato e il lavoro in nero, non è ancora arrivato a 20.000.

Tra le prime dieci province per numero di domande di emersione del lavoro domestico nessuna delle 7 venete, mentre Verona è la settima (con 771 domande) in quelle relative all’agricoltura.

I dati forniti dal Ministero sulla dimensione regionale si fermano qui. A livello nazionale ci dicono che la regolarizzazione più gettonata (6 casi su 10) è quello del lavoro come colf, seguito da badante. Nella pesca 150 domande, dall’Adriatico al Tirreno. Ma più giù ancora, 145, quelle provenienti dalle aziende dei settori collaterali all’agricoltura: allevamento, zootecnia, acquacoltura.