Reddito Cittadinanza: discriminati gli immigrati poveri

Venerdì, 08 marzo 2019

I criteri per l’assegnazione del Reddito di Cittadinanza discriminano i cittadini stranieri in stato di povertà.
Lo ha denunciato questa mattina Annamaria Furlan nel corso del convegno nazionale sull’8 Marzo promosso da Cisl, Cgil e Uil a Roma.
I lavoratori immigrati in grave difficoltà economica non sono pochi e per diversi motivi, in particolare per la totale dipendenza del loro reddito dalla disponibilità di lavoro e considerando il fatto che la maggior parte deve sostenere anche i costi dell’affitto. Si può stimare che una famiglia straniera su 3 viva in grande ristrettezza, una condizione che i dati del REI confermano: almeno il 30% dei beneficiari sono immigrati.
Il legislatore ha però fatto sì che, per queste persone, l’accesso al Reddito di Cittadinanza sia ostacolato o impedito da norme che sono in contrasto con la Costituzione Italiana ed il diritto dell’Unione Europea. Su questi aspetti è intervenuta nei giorni scorsi anche l’ASGI (associazioni studi giuridici immigrazione) con una nota in cui contesta l’esclusione dalla prestazione degli stranieri titolari del permesso unico di lavoro, i rifugiati e i titolari di protezione sussidiaria, il requisito di dieci anni di residenza.
Per l’ASGI “La scelta è dunque, ancora una volta, quella di escludere il numero più elevato possibile gli stranieri per i quali evidentemente non vale l’obiettivo di “eliminazione della povertà” che il Governo dichiara di perseguire. Ciò anche esponendo le norme varate ad una probabile bocciatura da parte della Corte Costituzionale o della Corte di Giustizia dell’Unione europea”. Si prepara quindi una battaglia nei tribunali, tanto più che in sede di conversione in legge del decreto (DL n.4/2019) il Senato ha avuto la buona idea di aggiungere un nuovo ostacolo imponendo ai soli stranieri di presentare anche ulteriore documentazione sul possesso di beni nel paese di origine.