Uno Statuto per i veneti (al plurale)

Domenica, 15 agosto 2010

Ben venga la proposta di nuovo statuto per la nostra Regione e ben venga anche la sua discussione, anche animata che ci porterà, speriamo presto, alla versione definitiva e ad una approvazione il cui valore sarà proporzionale ai consensi, politici ma anche sociali, che saprà raccogliere.
Naturalmente serve che tutti riconoscano che lo statuto è un atto costituzionale, che deve cioè accomunare nel tempo, e non meramente politico espressione quindi di una visione parziale e transitoria del governare.
In altre parole: il valore del nuovo statuto si peserà sulla sua capacità di regolare ed indirizzare nel futuro la vita politica e sociale della comunità regionale e delle sue rappresentanze. Semplificando: uno statuto per i veneti dei prossimi quaranta anni (tanto è durato quello in vigore).
E' dunque opportuno ragionare sul Veneto prossimo futuro, sulle persone che lo abiteranno e sul contesto più ampio con cui questa parte d'Italia e di UE si troverà ad interagire.
Non ci vuole uno sforzo di fantasia o particolari competenze per capire come sarà questo futuro. Più che altro serve partire da una scelta: vogliamo un territorio socialmente ed economicamente emarginato (il Parco naturale Veneto) o protagonista (il Veneto regione del mondo)?
Noi siamo per la seconda, per il solo fatto che la prima porta solo alla miseria.
Per rimanere protagonista (come lo è) il Veneto ha bisogno di percorrere tutte le vie dello sviluppo, a partire da quello demografico, della quantità di popolazione.
Servono infatti giovani, tanti giovani, per compensare i molti vecchi. Anzi per garantire che i vecchi possano godere del benessere che hanno contribuito a costruire; e non è solo un problema di equilibrio del sistema previdenziale. Sappiamo che questi giovani ci saranno solo a condizione che ci sia una crescita progressiva della immigrazione.
Servono e serviranno giovani braccia e giovani cervelli: lo statuto deve riconoscere e promuovere questo Veneto che si sta progressivamente costruendo nei fatti.
In questo senso va indubbiamente il punto 4 dell'art.4 (I principi fondamentali) della proposta di statuto (che si rifà all'art. 3 della Costituzione Italiana) che individua nei "suoi abitanti" i soggetti a cui la Regione riconosce e promuove libertà ed eguaglianza. Abitanti: il termine più estensivo per definire chi vive in un posto, grande o piccolo.
Rimane da capire (le diverse interpretazioni ne confermano una certa ambiguità) il significato del punto 6 de I principi fondamentali per il quale la Regione predilige chi dimostra legami particolare con il suo territorio.
La nostra opinione è che una persona, indipendentemente da dove provenga, che investe in Veneto le sue risorse professionali e/o intellettuali e/o finanziarie ha già dimostrato questo legame. Diversamente da chi invece al Veneto ruba ambiente (gli inquinatori), risorse economiche (gli evasori), tranquillità (i criminali) anche se lo abita da secoli (radici famigliari) e che merita solo l'attenzione giudiziaria.
Dunque ci va bene il motto "prima i veneti" se non è l'approccio di una guardia di confine che controlla il passaporto o la carta di identità e se (come ci sembra ben dicano altri articoli dello stesso statuto) l'uso del plurale "i veneti" sia di sostanza e cioè del riconoscimento di una pluralità sociale e storica di chi ha abitato, abita e abiterà la nostra regione, facendola vivere e crescere, e non una semplice formula grammaticale.

PS: anche sugli aspetti dello statuto relativi al lavoro e ai rapporti sociali varrebbe la pena aprire un proficuo ed intenso dibattito.

Franca Porto
Segretaria Generale Usr Cisl Veneto

istituzioni Veneto