L’oro del Veneto

Venerdì, 18 giugno 2010

Servirà tutto l'oro del Veneto per affrontare le difficoltà dei prossimi mesi. La crisi, dopo 18 mesi di progressiva erosione del sistema produttivo ed occupazionale regionale, si è mangiata 80 mila posti di lavoro, tiene 50 mila lavoratori nelle spine della Cig, ne fa vivere altri 60 mila con il sussidio di disoccupazione e mobilità. ha assottigliato le riserve di ossigeno di migliaia di piccole e grandi aziende, ha portato il reddito prodotto pro-capite ai livelli del 1997.
A tutti è chiaro non assisteremo ad una sua rapida conclusione. La speculazione è tornata ad aggredire i mercati e rischia di mettere a repentaglio i pur modesti segnali di ripresa.
Ripresa che comunque non avrà effetti automatici sull'occupazione, anzi.
La manovra sulla spesa pubblica del governo non facilita poi le cose.
A questo punto, se non vogliamo sacrificare pezzi interi di apparato produttivo ed accettare la cancellazione di altre decine di migliaia di posti lavoro, dobbiamo fare affidamento, come in tutte le grandi crisi, sulle nostre riserve auree.
Che non sono quelle di far finta di niente e girare la testa dall'altra parte, di attendere la grande soluzione salvifica o di rincorrere il tema del giorno.
Che non sono nemmeno quelle dei capitali rientrati dall'estero: la parte sana, cioè la gran parte, della piccola imprenditoria veneta sulla propria impresa ha impegnato la casa.
L'oro del Veneto è la sua coesione, la sua compenetrazione tra lavoro e impresa, la sua capacità di riconoscersi in comunità (plurale) e in comunità (singolare), di sentirsi sempre regione dell'Europa dell'Unione e non della contrapposizione localistica.
Questo filone di metallo prezioso non sempre è emergente.
Ma ha saputo, nel tempo, resistere al peso del piombo di chi ha invitato alla violenza, ai richiami della intolleranza e del ribellismo economico, alle luccicanti dorature d'ottone di chi proponeva il business senza lavoro ed infine alle, oramai arrugginite, propagande anti qua - anti là.
Siamo la regione che, fino a poco tempo fa, ha saputo dare immediatamente gambe a tutte le misure anticrisi rese disponibili dalla politica nazionale grazie ad una intensa attività di concertazione a cui hanno partecipato positivamente tutti, amici o avversari nella politica o nell'economia.
Siamo una regione con delle relazioni sindacali che coinvolgono tutto il mondo delle imprese e non solo per obbligo formale ma in considerazione di un reciproco interesse collaudato da una lunga pratica.
Siamo una regione dove il welfare funziona mantenendo forte il ruolo ed il peso dei servizi pubblici attorno ai quali si è sviluppato un qualificato Terzo Settore ed un esteso volontariato. Un patrimonio che va salvaguardato dai tagli.
Queste riserve d'oro del Veneto, incedibili e non rapinabili, in parte trasferite in tutto il mondo con i nostri tre milioni e oltre di emigranti, in parte rimpinguate da centinaia di migliaia di immigrati provenienti da tutto il mondo, dovremo saperle usare al meglio, senza bruciarle o svenderle, per affrontare questa seconda parte della crisi, probabilmente più pericolosa della prima.
Diamo quindi un colpo di acceleratore alla concertazione sulle misure anticrisi per i lavoro, apriamo un tavolo per lo sviluppo, sfruttiamo tutti gli spazi e tutte le volontà positive di autonomia decisionale, mettiamo il meglio del Veneto al servizio dei veneti, tutti. Subito, senza ulteriori indugi.
L'oro, anche quello del Veneto, va ben speso, non va buttato.

Franca Porto