Una richiesta dal Veneto che paga le tasse: che il governo negozi con le Parti Sociali

Venerdì, 25 luglio 2008

Per il mondo del lavoro, così come per la gran parte dei pensionati, i provvedimenti urgenti del governo in materia di tasse hanno disatteso le aspettative ed acceso invece una preoccupazione (anche) in Veneto.

Deludenti sono le scelte sotto il profilo di uno dei presupposti dell'equità fiscale: pagare tutti.
Nel nome della semplificazione sono state cancellate (DL 112), le recenti norme di contrasto all'evasione fiscale tra cui il limite dei pagamenti in contanti, la tracciabilità ed registro dei clienti. Una scelta che è in palese contraddizione con gli obiettivi, pur rinnovati nelle linee di indirizzo della politica economica del governo, di lotta a questo devastante fenomeno.

A ciò si è aggiunta, sempre nel nome della semplificazione, la cancellazione di quel insieme di procedure, a cui le imprese erano vincolate, che permettevano adeguati controlli da parte degli organi di vigilanza e quindi l'efficacia delle iniziative di contrasto al lavoro sommerso, che nel Veneto, con l'impegno di tutti, hanno finora riportato buoni risultati.

Meno strumenti di controllo fiscale e sulla regolarità del lavoro significano contemporaneamente più evasione fiscale e più economia sommersa, nel loro perverso intreccio di causa ed effetto.

Da dove arriveranno allora le risorse per sostenere l'altro presupposto dell'equità fiscale: pagare meno?

Il Ministro Tremonti ha ribadito che non ci sono "tesoretti" da usare allo scopo. I dubbi si moltiplicano anche sulla possibilità che la Robin Tax non venga scaricata ("traslata") da banche e petrolieri sui consumatori ed il Governatore di Bankitalia ha precisato che nella programmazione economica e finanziaria del governo (cioè per tutto il periodo della legislatura) la pressione fiscale rimarrà invariata.

La tessera prepagata per poco più di un milione di pensone non basta a risollevare la situazione delle famiglie a basso reddito con un carovita che corre sempre più veloce.

La preoccupazione che si sta accendendo è quella che, per sistemare (giustamente) i conti pubblici con l'economia "in bianco" stagnante e quella "in nero" rifiorente, l'unica via di uscita sia quella di una drastica riduzione della spesa sociale (maggiore di quella, peraltro, già prevista nei piani e nei provvedimenti del governo) con un ulteriore peggioramento delle condizioni di vita di gran parte dei cittadini italiani.

Insomma: mettersi intorno ad un tavolo per discutere di soluzioni diverse ed adeguate, oltre che concordate, a questi problemi diventa sempre più non solo una motivata pretesa del sindacato ma anche una necessità per tutti.