Perché, in tanti dal Veneto siamo oggi a Roma

Sabato, 09 ottobre 2010

Non ci aspettavano, veramente, così tante adesioni dal Veneto alla manifestazione di oggi, un sabato, a Roma. I pullman sono stati riprenotati più volte. Alla fine una parte ha preso il treno o i mezzi propri. "Vi stupiremo per quanti saremo in piazza" ha detto Bonanni ai giornalisti nella conferenza stampa di mercoledì scorso a Mestre. Gli atti di intolleranza e le aggressioni nei confronti della nostra gente e delle nostre sedi hanno dato nuovi motivi all'orgoglio cislino. Specie in Veneto dove, da primo sindacato, non abbiamo mai trattato da secondi gli altri. Specie in Veneto, dove questo primato ci ha da sempre richiamato al senso di responsabilità e all'utile determinazione della ricerca del pacifico dialogo con tutti.
Ma i veri motivi di tanta e crescente partecipazione, espressione di un ancor più vasto consenso e sostegno tra i lavoratori e non solo tra i nostri iscritti, stanno nella sostanza dei bisogni, dei problemi e delle aspirazioni che portiamo in Piazza del Popolo.
In Veneto la crisi ha bruciato, in due anni, i risultati di oltre 10 anni di sviluppo ininterrotto dell'occupazione. Bisogna infatti tornare al 1998 per trovare un tasso di disoccupazione come quello registrato a metà 2010: oltre il 6%. Che equivale a centoquantamila persone in cerca di lavoro. Messe insieme fanno la quarta città del Veneto per abitanti, ma, peggio, in assoluto la più giovane. Fatta di ragazzi e ragazze, italiani e non, insomma: dal nostro futuro.
Se vogliamo uscire da questo tunnel occupazionale non c'è legge "sull'imponibile di manodopera" che tenga. E nemmeno rientri in patria, incentivati o forzati, dei nostri immigrati. E nemmeno chiacchiere sull'universo mondo.
L'unica strada percorribile è quella della crescita, anzi di una crescita che si coniughi con il lavoro. E' questo il matrimonio che ci interessa combinare. Ed è, per tutti, cosa completamente inedita, che richiede un nuovo (non "rinnovato"!) fertile incontro tra i due soggetti che non possono mancare: lavoro e impresa. Ai tempi d'oggi funziona solo se la loro dote è quella della competitività e della produttività.
Tentiamo di costruire questo connubio in un tavolo nazionale che di concretizzi in un Patto Sociale tra tutte le rappresentanze. Sarà un patto con effetti pratici immediati perché concorderà strumenti operativi che stanno nelle disponibilità delle Parti Sociali ma che pretenderà dal governo nazionale scelte e dispositivi di legge appropriati, di completamento e di incentivazione. A Roma, peraltro, ci andiamo anche per farci sentire da una politica nazionale, impegnatissima in questioni diverse e molto distanti da questi impegni.
Arriveremo quindi con qualche importante argomento in più all'appuntamento veneziano del prossimo 19 ottobre quando si insedierà il tavolo regionale per la crescita del Veneto. Anche dalla politica veneta ci aspettiamo adeguata attenzione e partecipazione a quello che li sarà concertato e proposto.
Da Roma e dal Veneto ci aspettiamo che i rispettivi governi mettano la loro parte di dote anche in risorse economiche che, in tempi di ristrettezze nei conti pubblici, non possono essere che quelle ottenute dal taglio degli sprechi, dalla lotta all'evasione fiscale.

Franca Porto, manifestazione 9 ottobre 2010