Il Veneto per i precari della scuola

Venerdì, 04 settembre 2009

Il calo dell'occupazione coinvolge anche la scuola che deve fare i conti con i tagli dei posti di lavoro previsti dalla riforma Gelmini. In Veneto rimangono senza lavoro 1.200 tra insegnanti e personale tecnico, dai bidelli ai segretari (e sappiamo che non è finita qui). Altri disoccupati che si aggiungono a chi è senza lavoro a causa della crisi, altri precari del lavoro che diventano disoccupati certi di rimanere tali per molto tempo. Redditi di lavoro che spariscono quindi e famiglie che si impoveriscono in una situazione occupazionale già difficile e che sembra destinata ad aggravarsi nei prossimi mesi.
Questi lavoratori non possono essere lasciati soli.
Il loro datore di lavoro, il governo centrale, non può sbarazzarsene girando la faccia dall'altra parte. Il governo regionale, che deve fare i conti con tutti i disagi che i tagli al sistema scolastico definiti da una riforma che ha come obiettivo centrale la riduzione dei costi, non può restare a guardare.
Per questo abbiamo proposto, e non ieri, che questi lavoratori rimangano nell'ambito dell'attività della scuola pubblica e che il loro reddito venga garantito migliorando gli ammortizzatori sociali che sono oggi loro disponibili.
Il lavoratore precario della scuola a cui non viene rinnovato il contratto di lavoro deve cioè essere utilizzato per le supplenze, per programmi di lavoro scolastico mirati a garantire il mantenimento della qualità dell'offerta scolastica in tutto il territorio regionale come ad esempio il contrasto della dispersione scolastica, l'esercizio del diritto-dovere sull'obbligo formativo, la salvaguardia delle aree montane e delle piccole comunità.
I reddito di questi lavoratori deve essere integrato da un ammortizzatore più flessibile che permetta loro di rioccuparsi per brevi periodi e di avere una remunerazione mensile.
Dal governo, che nell'ultimo Consiglio dei Ministri ha assunto alcune decisioni in proposito, ci attendiamo un provvedimento di legge urgente, ma concertato con le organizzazioni sindacali, che concretizzi questi impegni.
Dalla Regione Veneto, che tramite l'assessore Donazzon, ha dato la sua disponibilità ad intervenire positivamente nel merito, ci attendiamo una immediata convocazione di un tavolo di concertazione per raggiungere un accordo che preveda la definizione di nuove funzioni per questi lavoratori nell'ambito del sistema scolastico regionale, di progetti e programmi per garantire la qualità della scuola veneta sui quali utilizzarli ed infine, ad integrazione di quanto disporrà il governo, il completamento degli ammortizzatori sociali e il ricollocamento al lavoro.
Ma soprattutto dalla Regione vogliamo avere la certezza delle risorse disponibili, per i progetti scolastici e per gli ammortizzatori, sapendo che abbiamo davanti a noi altri mesi di Cig in deroga in tutti i settori del lavoro privato e che dobbiamo avere le somme necessarie per pagare la mobilità in deroga (di cui è urgentissima la definizione delle regole e delle procedure).
E' questo anche il miglior modo per praticare un federalismo scolastico non da macchietta ma all'altezza di una importante regione dell'Europa che sa mantenere utili le professionalità ed i lavori.
Franca Porto, segretaria generale Cisl Veneto
Venezia, Mestre 4 settembre 2009Il calo dell'occupazione coinvolge anche la scuola che deve fare i conti con i tagli dei posti di lavoro previsti dalla riforma Gelmini. In Veneto rimangono senza lavoro 1.200 tra insegnanti e personale tecnico, dai bidelli ai segretari (e sappiamo che non è finita qui). Altri disoccupati che si aggiungono a chi è senza lavoro a causa della crisi, altri precari del lavoro che diventano disoccupati certi di rimanere tali per molto tempo. Redditi di lavoro che spariscono quindi e famiglie che si impoveriscono in una situazione occupazionale già difficile e che sembra destinata ad aggravarsi nei prossimi mesi.
Questi lavoratori non possono essere lasciati soli.
Il loro datore di lavoro, il governo centrale, non può sbarazzarsene girando la faccia dall'altra parte. Il governo regionale, che deve fare i conti con tutti i disagi che i tagli al sistema scolastico definiti da una riforma che ha come obiettivo centrale la riduzione dei costi, non può restare a guardare.
Per questo abbiamo proposto, e non ieri, che questi lavoratori rimangano nell'ambito dell'attività della scuola pubblica e che il loro reddito venga garantito migliorando gli ammortizzatori sociali che sono oggi loro disponibili.
Il lavoratore precario della scuola a cui non viene rinnovato il contratto di lavoro deve cioè essere utilizzato per le supplenze, per programmi di lavoro scolastico mirati a garantire il mantenimento della qualità dell'offerta scolastica in tutto il territorio regionale come ad esempio il contrasto della dispersione scolastica, l'esercizio del diritto-dovere sull'obbligo formativo, la salvaguardia delle aree montane e delle piccole comunità.
I reddito di questi lavoratori deve essere integrato da un ammortizzatore più flessibile che permetta loro di rioccuparsi per brevi periodi e di avere una remunerazione mensile.
Dal governo, che nell'ultimo Consiglio dei Ministri ha assunto alcune decisioni in proposito, ci attendiamo un provvedimento di legge urgente, ma concertato con le organizzazioni sindacali, che concretizzi questi impegni.
Dalla Regione Veneto, che tramite l'assessore Donazzon, ha dato la sua disponibilità ad intervenire positivamente nel merito, ci attendiamo una immediata convocazione di un tavolo di concertazione per raggiungere un accordo che preveda la definizione di nuove funzioni per questi lavoratori nell'ambito del sistema scolastico regionale, di progetti e programmi per garantire la qualità della scuola veneta sui quali utilizzarli ed infine, ad integrazione di quanto disporrà il governo, il completamento degli ammortizzatori sociali e il ricollocamento al lavoro.
Ma soprattutto dalla Regione vogliamo avere la certezza delle risorse disponibili, per i progetti scolastici e per gli ammortizzatori, sapendo che abbiamo davanti a noi altri mesi di Cig in deroga in tutti i settori del lavoro privato e che dobbiamo avere le somme necessarie per pagare la mobilità in deroga (di cui è urgentissima la definizione delle regole e delle procedure).
E' questo anche il miglior modo per praticare un federalismo scolastico non da macchietta ma all'altezza di una importante regione dell'Europa che sa mantenere utili le professionalità ed i lavori.
Franca Porto, segretaria generale Cisl Veneto
Venezia, Mestre 4 settembre 2009Il calo dell'occupazione coinvolge anche la scuola che deve fare i conti con i tagli dei posti di lavoro previsti dalla riforma Gelmini. In Veneto rimangono senza lavoro 1.200 tra insegnanti e personale tecnico, dai bidelli ai segretari (e sappiamo che non è finita qui). Altri disoccupati che si aggiungono a chi è senza lavoro a causa della crisi, altri precari del lavoro che diventano disoccupati certi di rimanere tali per molto tempo. Redditi di lavoro che spariscono quindi e famiglie che si impoveriscono in una situazione occupazionale già difficile e che sembra destinata ad aggravarsi nei prossimi mesi.
Questi lavoratori non possono essere lasciati soli.
Il loro datore di lavoro, il governo centrale, non può sbarazzarsene girando la faccia dall'altra parte. Il governo regionale, che deve fare i conti con tutti i disagi che i tagli al sistema scolastico definiti da una riforma che ha come obiettivo centrale la riduzione dei costi, non può restare a guardare.
Per questo abbiamo proposto, e non ieri, che questi lavoratori rimangano nell'ambito dell'attività della scuola pubblica e che il loro reddito venga garantito migliorando gli ammortizzatori sociali che sono oggi loro disponibili.
Il lavoratore precario della scuola a cui non viene rinnovato il contratto di lavoro deve cioè essere utilizzato per le supplenze, per programmi di lavoro scolastico mirati a garantire il mantenimento della qualità dell'offerta scolastica in tutto il territorio regionale come ad esempio il contrasto della dispersione scolastica, l'esercizio del diritto-dovere sull'obbligo formativo, la salvaguardia delle aree montane e delle piccole comunità.
I reddito di questi lavoratori deve essere integrato da un ammortizzatore più flessibile che permetta loro di rioccuparsi per brevi periodi e di avere una remunerazione mensile.
Dal governo, che nell'ultimo Consiglio dei Ministri ha assunto alcune decisioni in proposito, ci attendiamo un provvedimento di legge urgente, ma concertato con le organizzazioni sindacali, che concretizzi questi impegni.
Dalla Regione Veneto, che tramite l'assessore Donazzon, ha dato la sua disponibilità ad intervenire positivamente nel merito, ci attendiamo una immediata convocazione di un tavolo di concertazione per raggiungere un accordo che preveda la definizione di nuove funzioni per questi lavoratori nell'ambito del sistema scolastico regionale, di progetti e programmi per garantire la qualità della scuola veneta sui quali utilizzarli ed infine, ad integrazione di quanto disporrà il governo, il completamento degli ammortizzatori sociali e il ricollocamento al lavoro.
Ma soprattutto dalla Regione vogliamo avere la certezza delle risorse disponibili, per i progetti scolastici e per gli ammortizzatori, sapendo che abbiamo davanti a noi altri mesi di Cig in deroga in tutti i settori del lavoro privato e che dobbiamo avere le somme necessarie per pagare la mobilità in deroga (di cui è urgentissima la definizione delle regole e delle procedure).

E' questo anche il miglior modo per praticare un federalismo scolastico non da macchietta ma all'altezza di una importante regione dell'Europa che sa mantenere utili le professionalità ed i lavori.
Venezia, Mestre 4 settembre 2009

scuola, Franca Porto