La scuola merita di più di F. Scrima

Venerdì, 16 ottobre 2009
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Tutto il disagio, tutte le difficoltà, tutti i problemi largamente prevedibili e previsti come conseguenza della "manovra sulla scuola" decisa con la finanziaria del giugno 2008, stanno ora esplodendo dentro le aule: nell'organizzazione delle attività educative e didattiche, nella qualità del tempo e del servizio prestato all'utenza, nel lavoro e nella vita degli insegnanti e di tutto il personale.
Non è e non potrà chiamarsi riforma questo intervento che non si basa su analisi serie, che non disegna un progetto forte e arioso, che manca di anima e di un'idea di futuro. Sono solo "tagli", impoverimento delle risorse, attacco alle migliori esperienze e pratiche che la nostra scuola aveva sviluppato negli anni.
Così porta solo un peggioramento delle condizioni di cui la scuola avrebbe bisogno per rinnovarsi veramente e rispondere a quella sfida educativa che i nuovi tempi esigono ma che questa politica sembra affrontare solo con parole consumate, visioni nostalgiche, accuse pretestuose, interventi punitivi.
A queste scelte, a questa politica, a questa deriva, ci siamo opposti con voce ferma, con confronti estenuanti, con azioni e iniziative precise, mirate e serie. Ci siamo opposti con la forza della ragione, con le armi della ragionevolezza, con l'orgoglio e la credibilità di una storia di organizzazione e di scuola che non può e non potrà essere accusata, da nessuno, di faziosità e ideologismo preconcetto, né di opaca autoreferenzialità o di meschino conservatorismo.
Lo abbiamo fatto e continueremo a farlo per la dignità e l'onore della gente che rappresentiamo, per le idee di società giusta e di "buona scuola" che ci appartengono, per il dovere che abbiamo di lavorare per un paese migliore: democratico, moderno, solidale, inclusivo, capace di sviluppare quella tradizione umanistica e civile che nella sua scuola ha trovato origine e riferimento.
Purtroppo non è questo il Paese che l'attuale politica scolastica prepara. Servirebbe un altro respiro, un'altra visione, un diverso approccio ai problemi. Servirebbe decidere che la scuola merita di più perché il Paese e il suo futuro meritano di più.
E' stata questa e resta questa la nostra battaglia. Ed è a partire da questa convinzione che si è mosso tutto l'impegno che abbiamo sviluppato in questi lunghi, complicati, faticosi mesi. Ogni giorno, per più di trecento giorni, ci siamo dedicati a questo; abbiamo difeso valori, gridato verità, rivendicato esigenze, proposto soluzioni, cercato confronti, accettato scontri, cercato mediazioni che - non potendo illuderci di cambiare una legge - potessero almeno mitigare alcuni di quegli effetti perversi che stavano calando sulla scuola.
Abbiamo messo in sicurezza il principio di autonomia delle Istituzioni scolastiche; affiancato lo sforzo di Regioni ed Enti Locali nella salvaguardia di tante scuole di territorio; difeso il valore vincolante della scelta delle famiglie sul modello orario di funzionamento scolastico; limitata la rigidità dell'antiquata idea del "maestro unico"; cercato garanzie per lo sviluppo della scuola dell'infanzia; sostenuto, per il primo e il secondo ciclo, ipotesi di riforme ben ponderate e graduali; perseguito il massimo di provvidenze in favore del personale precario che, a seguito dei "tagli", veniva gettato nell'insicurezza e nello sconforto.
Non si tratta di una lista di successi straordinari, e questo non è un orgoglioso canto di vittoria; è semplicemente la testimonianza delle direzioni di un lungo impegno e l'annotazione di alcuni risultati del lavoro fatto.
Non è che altri, anche atteggiando la faccia alla ferocia, abbiano fatto, e soprattutto ottenuto, qualche cosa di diverso e di più. L'onestà, anche nel lavoro sindacale, per noi è questo: dire le cose come stanno, fare i conti con il contesto e con le condizioni date, non illudere la gente, non far credere l'impossibile, non accontentarsi solo di gridare più forte ma portare a casa, doverosamente, qualche risultato utile.
Con questo non ci accontentiamo e non ci fermiamo: il nostro impegno continua, la nostra mobilitazione riprende. Non abbiamo la vocazione al galleggiamento, né disponibilità alla resa; affrontiamo le difficoltà e le sfide a viso aperto. Non abbandoniamo il nostro progetto di Buona Scuola perché crediamo che soltanto investendo sulla scuola sia possibile superare quest'epoca di passioni tristi.
Possiamo assumere interamente, quasi come manifesto per questo nostro impegno, quanto ha detto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel suo discorso per l'inaugurazione di quest'anno scolastico. Quelle alte e sagge parole, che riportiamo integralmente anche nella nostra rivista, dovrebbero essere un monito per tutti.
Se oggi si deve parlare di emergenze e di sfide educative, è anche perché alla scuola si continua a chiedere molto e dare poco: poca attenzione, poco credito, poca collaborazione, poche risorse, poca fiducia, poca speranza. Per dire chiaro e forte che La scuola merita di più vogliamo rilanciare una grande vertenza sociale, oltre che politica e sindacale, e per questo organizziamo un prima grande manifestazione che terremo a Roma il 31 ottobre prossimo.
I primi punti e gli obiettivi concreti che portiamo in piazza sono tre:
rivedereü l'entità e i tempi della manovra sulla scuola;
ottenere risorse adeguateü per il rinnovo contrattuale;
contrastare la precarietà stabilizzando ilü lavoro.
Lo facciamo col nostro "stile" di sindacato riformatore, mosso da forti tensioni ideali ma impegnato a perseguire con tenacia le soluzioni possibili, esercitando così in concreto, e non solo a parole, la propria funzione di rappresentanza e tutela.
Lasciamo ad altri il gioco facile e sterile del massimalismo che tutto promette e niente risolve: non inseguiamo l'impossibile "ritiro" di leggi fortemente contrastate, ma ormai approvate dal Parlamento.
Riteniamo, invece, di dover rivendicare, perché possibile e sensato, un riesame dei provvedimenti sugli organici adottati in attuazione della legge 133/08. Sono insostenibili, e lo dimostrano i disagi che segnano l'avvio dell'anno scolastico. La stessa Amministrazione se ne rende conto nel momento in cui sottoscrive intese con le Regioni proprio per trovare la risposta, con interventi compensativi, alle difficoltà riscontrate sul territorio.
Rivedere i "tagli" nella loro entità, rivedere la manovra nei suoi tempi di attuazione: una richiesta seria, che chiede di essere seriamente considerata.
Vogliamo, poi, le risorse necessarie per un contratto che deve non solo tutelare il potere d'acquisto de salari, ma valorizzare adeguatamente il lavoro nella scuola, reso nel frattempo ancor più gravoso e difficile.
E vogliamo stabilizzare il lavoro, senza banalizzare la complessità di una questione che investe centinaia di migliaia di precari, ma convinti che si possa e si debba fare molto, ma molto di più: tutti i posti vacanti devono essere coperti con assunzioni stabili.
Apriamo così una nuova fase del nostro impegno: dopo il contrasto e lo sforzo di contenimento preventivo delle norme punitive che si scaricavano sulla scuola, è il tempo di rilanciare un progetto alternativo forte e di lunga prospettiva.
Per questo abbiamo bisogno di sviluppare una grande alleanza sociale.
Ripartiamo dalla difesa della persona e di una società di persone, convinti con il filosofo Vittorio Possenti che "per coloro che non accettano di perdere di vista la questione educativa è tempo di raddrizzare la barca".
Contro quegli "abbandoni educativi" che chiamano in causa tutta la società, oltre che la politica, noi torniamo a dire che occorre reinvestire sulla scuola.
In tempi in cui si parla tanto - a proposito e a sproposito - di merito, noi diciamo che la nostra scuola merita di più. Accanto a questa scuola la CISL c'è; in questa scuola noi ci siamo.
* Segretario Generale Cisl Scuola

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