Zaccaria (Unipd): confrontarsi con l’ospedale significa confrontarsi con il futuro

Lunedì, 29 novembre 2010

Testo dell'intervento del Magnifico Rettore, prof. Giuseppe Zaccaria, alla presentazione  della ricerca sul nuovo ospedale di Padova, tenutasi nella sala Rossini del Caffè Pedrocchi questa mattina.

«C'ero anch'io nel giugno 2005, quando al Caffè Pedrocchi con una prima discussione pubblica iniziò a delinearsi un progetto già da molti anni prima concepito, quello di dare alla città, al suo Ateneo e all'intero Veneto una sede idonea per una nuova struttura ospedaliera in grado di tenere unite ricerca avanzata, formazione di qualificate professionalità mediche e assistenza d'avanguardia.

Da quel giorno molta strada è stata percorsa. Tanti dibattiti _ ricordo quello assai affollato del Centro San Gaetano _ diverse polemiche, ma anche passi in avanti concreti, come l'individuazione dell'area da parte del Comune di Padova e il Protocollo d'intesa sottoscritto in Regione dagli enti interessati nella primavera scorsa. E soprattutto la presenza di una costante positiva, la forte unità d'intenti delle istituzioni che, Ateneo in testa con i suoi documenti e le sue prese di posizione, non hanno mai messo in dubbio la necessità di costruire un nuovo polo della salute-Campus biomedico che contenga in sé un'idea forte di futuro, un obiettivo strategico per l'intera comunità. Nello svilupparsi del dibattito si è via via chiarito che occorre progettare e realizzare una struttura proiettata nel futuro e non schiacciata sul presente e sul passato, compressa in una situazione urbanistica angusta e caotica in cui  il nucleo centrale della struttura ospedaliera è nato sessant'anni fa.

Il nuovo ospedale-policlinico _ si è convenuto _ non dovrà essere solo un ospedale per l'assistenza sanitaria, né solo centro di formazione di nuovi medici e di ricerca scientifica: ma un completo campus universitario che integri le tre funzioni della didattica-formazione, della ricerca e del servizio agli utenti. Un ospedale che non solo tenga insieme in un intreccio essenziale le tre funzioni della didattica, della ricerca e dell'assistenza, ma anche mantenga unite in un'ineludibile indissolubilità la medicina clinica che coinvolge il paziente e quella biomedicina nel cui ambito si studiano oggi i meccanismi delle patologie a livello biologico, la ricerca medica clinica e preclinica, e che sappia collocarsi in spin-off con le imprese del territorio, nella prospettiva di quella collaborazione pubblico-privato che si è realizzata in molti paesi avanzati d'Europa.

Gli studi e i progetti schizzati da Trame tengono opportunamente insieme in un nuovo complesso ospedaliero - campus  i padiglioni per le degenze degli acuti, gli spazi per le degenze brevi, quelli dedicati all'assistenza ospedaliera preventiva, i grandi spazi di relazione e di attesa, gli spazi per gli addetti alla ricerca, il complesso dei laboratori di ricerca, le aule didattiche, gli spazi per gli studenti. Non c'è neppure bisogno di rimarcare l'intensità delle interrelazioni fra tutte queste funzioni universitarie e ospedaliere, la cui interazione fa la forza e l'eccellenza di una struttura che è insieme e indissolubilmente formativa, di ricerca e assistenziale.

Ora c'è da percorrere l'ultimo passo, il più difficile da superare, lo scoglio della sostenibilità sul piano economico del progetto, in un momento di innegabile difficoltà economica e politica del Paese e nel quale comprensibilmente la nuova amministrazione regionale vuole attentamente ponderare le sue scelte. Ma conserviamo fiducia nell'obiettivo di rilanciare Padova e il Veneto a livello nazionale  e internazionale  nell'ambito della ricerca, della formazione medica e dell'assistenza. Non basterebbe a Padova, alla Regione, ad un Ateneo che ha una scuola medica di livello internazionale, una modernizzazione del "vecchio ospedale". Serve, eccome, per rimanere agganciati al livello della tradizione di Padova e alla competitività europea, un "ospedale nuovo", nuovo come concezione e come realizzazione, e flessibile, capace di adattarsi alle nuove esigenze.

Voglio ricordare che la storia di Padova, città dove nasce l'attività clinica moderna al letto del malato e che ha sempre avuto una forte natura assistenziale e caritatevole al servizio dei cittadini e di un territorio più vasto, è segnata in modo indelebile dalla realizzazione di costruzioni e strutture sanitarie ex novo. Così è stato verso la metà del Quattrocento per l'ospedale San Francesco Grande, frutto caritatevole di Baldo de Bonafari,  un luogo dove l'insegnamento medico veniva impartito non dalla cattedra ma dal letto del malato, così avvenne per il cosiddetto "Ospedale Nuovo" alla fine del Settecento, grazie all'impresa generosa del vescovo Antonio Giustiniani. Quando quest'ultimo assieme all'attivissimo Provveditore Andrea Memmo colse precocemente che ormai l'antico Ospedale Grande di San Francesco era del tutto inadeguato, non esitò a lanciarsi nel fattivo e allora visionario disegno di sostituirlo con una nuova struttura. Così ci auguriamo avvenga anche oggi: e non va dimenticato che proprio in quegli anni presero ulteriore impulso gli insegnamenti di clinica medica, di clinica chirurgica e di clinica  ostetrica: a riprova, una volta di più, del nesso strettissimo fra strutture di assistenza e sviluppo della scienza medica. Quella della nuova struttura ospedale-campus è oggi una grande azione strategica per l'Ateneo, per la Facoltà di Medicina, per la città, per il territorio regionale.

Ci auguriamo davvero che tutti gli attori coinvolti - in  primis ora la Regione Veneto  -  che possano contribuire a realizzare un investimento coraggioso e rigoroso, ma necessario per lo sviluppo, siano all'altezza di una sfida riguardo alla quale i posteri potranno ricordare una scelta alta e nobile, capace di guardare con lungimiranza al futuro, al di là dell'immediatezza del contingente.

In questa fase anche la città nel suo insieme , fuori dalle appartenenze partitiche, deve avere uno scatto d'orgoglio: ne va del suo futuro!

Alla regione del Veneto in particolare chiediamo con forza di non sottrarsi a una sfida che non è più eludibile. Sarebbe un errore quello di guardare unicamente alle difficoltà innegabili e alle turbolenze congiunturali del momento presente. Occorre avere la capacità di allungare la prospettiva e di guardare al medio e lungo periodo, assumendosi la responsabilità di definire un disegno regionale, operando una selezione fra le alternative e scegliendo delle priorità. Operare delle scelte significa gerarchizzare e non certo limitarsi a ratificare passivamente l'esistente:  altrimenti si finirebbe col mettere un timbro su scelte fatte da altri, ma in sede esclusivamente locali. Da questo punto di vista non c'è dubbio alcuno sul fatto che in questo disegno regionale Padova deve avere un ruolo d'eccellenza nell'erogazione dei servizi sanitari ad alta valenza tecnologica e di polo competitivo nella ricerca , nella conoscenza e nella formazione medica: una caratterizzazione, questa, che va posta al servizio del territorio esteso, compreso fra i tre capoluoghi di Padova, Venezia e Treviso. Dunque si impone una scelta condotta in un'ottica sistemica di area vasta e non basata unicamente su piccoli cabotaggi locali.

Confrontarsi con l'ospedale significa confrontarsi con il futuro».

Giuseppe Zaccaria

Rettore dell'Università di Padova

università