Sindacati, uno storico cambio di marcia

Mercoledì, 21 maggio 2008

Poco prima delle elezioni politiche asserivo da queste colonne che una grande forza sociale come il sindacato non poteva permettersi il lusso della rassegnazione di fronte alla necessità di scelte importanti per lo sviluppo del Paese e che doveva saper essere una forza propositiva e di sviluppo aprendosi degli spazi attraverso rapporti diretti con le altre organizzazioni economiche e sociali. Mercoledì è stata una giornata importante, per certi versi storica, quella che il Sindacato Confederale ha vissuto con l'intesa raggiunta sulla riforma del modello contrattuale e sui criteri per la determinazione della rappresentatività. Dopo mesi di difficoltà, con posizioni spesso differenti, c'è stato finalmente il via libera alla piattaforma con cui i sindacati siederanno al tavolo di confronto con Confindustria e con il Governo. Il documento prevede la riduzione del numero dei contratti (ora 400) e una loro durata triennale che, pur allungando di un anno quella economica, prevede condizioni più agevoli per il rinnovo. C'è un adeguamento dei salari a un andamento più realistico dell'inflazione attraverso un indice che consideri anche l'altissima incidenza dei mutui. La contrattazione di secondo livello contiene gli strumenti di defiscalizzazione e di decontribuzione, così come abbiamo cominciato a sperimentare con l'accordo di luglio. La riforma contiene anche nuove regole per la rappresentanza, da raggiungere per via pattizia. Per i privati la rappresentatività dei Sindacati sarà indicata dal Cnel sulla base di dati rilevati direttamente dall'Inps attraverso un'apposita sezione da inserire nelle dichiarazioni che le Aziende trasmetteranno all'Inps stessa. Quanto alle regole di democrazia sindacale il Sindacato Confederale seguirà il modello adottato con il recente protocollo sul Welfare che è stato approvato con votazione nei luoghi di lavoro. Sono convinto che Confindustria, nostra controparte, dovrà prendere atto della bontà della iniziativa Sindacale e della forte innovazione in essa contenuta. Perché è certo che questa piattaforma deve essere un negoziato fra le parti - Sindacato e Confindustria - mentre il Governo entra in causa solo successivamente. Cgil Cisl e Uil, a differenza di tante affermazioni demagogiche, hanno dimostrato la voglia di rinnovamento e se anche altri si comportassero così su questioni decisive, forse le cose andrebbero meglio in Italia. E' fuori dubbio che questa riforma dei contratti offre un sindacato più democratico e più vicino alle persone che lavorano. E avvia un sistema contrattuale in grado di accrescere i salari dei lavoratori dipendenti. Più volte la Cisl ha sostenuto che per evitare la deriva era necessario cambiare marcia, con idee nuove e confronti veri, ponendo la necessità di una revisione del modello contrattuale che consentisse un suo collegamento agli incrementi di produttività rilevati in sede aziendale o territoriali. Cgil Cisl e Uil ci provano attraverso questo accordo. Stiano tranquilli coloro che troppo presto hanno acclamato la nostra fine. Semmai è sparito dalla scena chi non è capace di rinnovarsi e non accetta un cambiamento di pelle, che dopo anni la natura richiede a tutti.

Primo Torresin
Segretario generale Cisl Belluno
Corriere delle Alpi - 9 maggio 2007

Riforma della Contrattazione