La crisi e l’economia polesana

Martedì, 17 maggio 2011

Quanto, come e dove la crisi internazionale ha colpito
L'esame della consistente quantità e qualità di dati ed informazioni disponibili anche per questa parte del territorio regionale, grazie ad osservatori aggiornati come quello della Agenzia Veneto Lavoro e di Unioncamere, porta a delle semplici e chiare risposte. Il Polesine è stato coinvolto dalla recessione internazionale con le stesse modalità che hanno riguardato il complesso dell'economia veneta e nordestina. A pagarne le conseguenze sono state soprattutto le aziende collegate al sistema export, poi l'area delle imprese operanti nel mercato nazionale/locale, a partire dal settore delle costruzioni mentre sono scarsi o nulli gli effetti nel settore agroindustriale.

L'industria export nell'occhio del ciclone
Nell'occhio del ciclone la metalmeccanica, e non solo per il caso Grimeca. Qui si è concentrata la gran parte del ricorso alla Cig, in tutte le sue versioni, il blocco delle assunzioni, la messa in mobilità dei lavoratori (il 30% degli iscritti alle liste). Nel solo 2009 i posti di lavoro persi (saldo avviamenti /cessazioni) in questo settore sono stati un terzo del totale (900 su 2.500). Nel 2010 vi appartenevano 31 delle 74 aziende che hanno aperto procedure di crisi. Proporzioni che vengono confermate anche nel primo trimestre 2011.
Numeri molto negativi anche per il tessile- abbigliamento (anche in questa provincia alle prese con la doppia problematica: crisi strutturale e recessione internazionale). Nelle costruzioni a farne le spese sono state decine di piccole imprese che hanno chiuso i battenti mentre nell'industria del mobile si è ricorsi alla Cig. A fine marzo erano 15 le aziende che ricorrevano alla Cig straordinaria (approvata dal Ministero).

L'occupazione non riprende quota
I primi mesi del 2011 possono indicare che, anche in provincia di Rovigo, si stia profilando una separazione, se non ancora un vero e proprio divorzio, tra ripresa produttiva ed occupazione. La ripresa è segnalata dalla crescita nel 2010 (1.100 mln di euro) dei valori dell'export che si stanno riavvicinando, dopo il tonfo del 2009 (890 mln), a quelli del 2008 (i migliori degli ultimi anni: 1.500 mln). Segnali positivi anche dal calo della domanda di Cig nel primo trimestre 2011 e dalla riduzione delle aperture di crisi aziendali. Ma quelli degli occupati non sono altrettanto positivi. Certamente si è ridotto notevolmente, già nel 2010, il saldo negativo tra assunzioni e cessazioni (da - 2.600 a - 400) ma rimangono in crescita i numeri degli iscritti alle liste di mobilità ed elevato il tasso di disoccupazione per le difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro dei giovani. Gli ammortizzatori sociali hanno giocato fino in fondo il loro ruolo di tutela del reddito: nei due anni 2009 e 2010 possiamo stimare che in provincia di Rovigo la spesa sociale sia stata pari 370 milioni di euro, per il 60% come indennità percepite dai lavoratori e per la restante parte come oneri sociali collegati (contributi previdenziali figurativi).

Imprese e finanziamenti: crescono le esposizioni
Se questi sono gli effetti sul versante occupazione e lavoro, un analogo peggioramento della situazione si è avuta sul fronte dell'indebitamento delle imprese. Una recentissima elaborazione di LAN (Local Area Network, società specializzata nell'esame dei sistemi economici locali) su dati Banca d'Italia presenta dati preoccupanti. L'indebitamento complessivo (novembre 2008- novembre 2010) delle imprese in Veneto, pari a 104.422 mln di euro è aumentato del 3,5% a Rovigo invece l'aumento è quasi doppio, il 6,4%; una crescita che dimostra come gli istituti di credito abbiano operato un allentamento dell'erogazione dei prestiti. Dall'altra parte però si evidenzia quanto sia peggiorata l'affidabilità del sistema imprenditoriale: le sofferenze sui debiti sono passate per il Veneto dal 2,9% di novembre 2008 al 5,9% del 2010, per Rovigo dal 5% all'8,3%. Di converso però l'incremento dei fallimenti è il più basso di tutta la regione.

ust Rovigo