Papotto (Cisl Medici): ddl antiagressioni insufficiente

Mercoledì, 23 gennaio 2019

“Il disegno di legge che prevede (finalmente!) di affrontare la pericolosa situazione che i medici (e non solo) si trovano ad affrontare quotidianamente per il solo fatto di cercare di curare al meglio le persone è un primo punto, importante ma non sufficiente”.
Non è soddisfatto il dott. Biagio Papotto, Segretario Generale Cisl Medici, del ddl che dovrebbe porre un argine alle continue aggressioni nei confronti dei medici, soprattutto nel Sud del Paese, da parte di pazienti o loro parenti magari esasperati dai vari problemi che affliggono il sistema sanitario nazionale ma non per questo giustificabili.
In particolare, Papotto critica la decisione di non riconoscere al medico o al professionista che lavora in ambito sanitario (così come inizialmente richiesto nel documento) “quella qualifica di ‘pubblico ufficiale’ che non gli garantirebbe forse il rispetto che merita, ma almeno consentirebbe una diversa e più rapida incisività all’azione penale”.
Fare del medico un pubblico ufficiale, infatti, avrebbe significato poter agire d’ufficio contro le aggressioni.
Il segretario Cisl, tuttavia, riconosce come il mondo della sanità non sia il solo ambito in cui si verificano tali atti di violenza: “I medici sono aggrediti proprio come gli insegnanti, o il personale delle ferrovie o i conducenti dei bus o mille altre categorie poco pagate e molto a rischio. E’ un problema quindi della società a tutto tondo e non della particolare professione lavorativa svolta da ciascuno. Si ritiene di aver subito un torto e ci si fa giustizia da soli” – commenta, chiedendo una maggiore tutela per la categoria – “Stiamo parlando, per i medici, di persone con una preparazione di prim’ordine, con i paesi stranieri che fanno a gara per assumerli (a comprova dell’eccellenza che le nostre scuole mediche, a dispetto delle risicate risorse, ancora offrono), che sperimentano, sviluppano e consolidano tecniche innovative, che si inginocchiano letteralmente accanto ai pazienti adagiati su barelle di fortuna messe a terra, nei corridoi di ospedali fatiscenti, mentre i politici – conclude critico - giocano a chi ‘taglia di più’”.