Lavoro agile in Veneto: limiti e potenzialità in una ricerca della Fondazione Corazzin

Venerdì, 24 settembre 2021

È indubbio che la pandemia da Coronavirus abbia influito sulla diffusione dello smart working, ma quale sarà il suo futuro nel lavoro pubblico e privato? Cosa pensano i lavoratori che vi hanno fatto ricorso in merito a limiti e pontenzialità?

Se ne è parlato, ieri, giovedì 23, nel corso del webinar “Lavoro agile in Veneto. Esperienze e proposte per il post-pandemia”, organizzato da Cisl Veneto, nel corso del quale sono stati illustrati i risultati di una ricerca condotta da Stefano Dal Pra Caputo e Francesco Peron della Fondazione Corazzin (il centro studi del sindacato) su un campione di 1330 lavoratori e lavoratrici della regione. Ne emerge un quadro per lo più positivo. Circa il 26% degli intervistati esprime, infatti, un giudizio ottimo, buono il 37%, discreto il 18%, mentre è negativo solo per poco meno del 9%. In particolare, quasi tre quarti del campione sostiene di aver avuto una maggiore autonomia nella gestione del proprio lavoro sia in relazione agli spazi che agli orari. E in merito alla produttività del lavoratore? Oltre il 45% degli intervistati sostiene di essere ugualmente produttivo e il 33% di esserlo addirittura di più.

Tuttavia, il 42,6% delle donne ha lamentato un aumento del carico lavorativo, soprattutto nel periodo del lockdown quando si sono dovute far carico anche della gestione della casa e della cura familiare.

Altra nota dolente, la dotazione informatica: poco più della metà degli intervistati (54,6%) ha dichiarato di aver ricevuto gli strumenti informatici (pc, tablet, telefono) dall’azienda, mentre il 18% ha dovuto provvedere a proprie spese e circa il 30% ha dovuto anche integrare con costi propri la linea internet personale.

La maggior parte dei lavoratori intervistati (77,8%), comunque, si dichiara disponibile a continuare a lavorare in smart working (42,9% part-time e 29,4% full-time).

Secondo Gianfranco Refosco, Segretario generale Cisl Veneto “per cogliere appieno le opportunità del lavoro agile, serve ‘correggere’ lo strumento dove necessario, regolandolo ad esempio nei tempi massimi di lavoro, nella reperibilità richiesta, nella dotazione della strumentazione. Sarà fondamentale – ha aggiunto –una nuova contrattazione su questo versante, per costruire un modello condiviso con le imprese e anche per farne uno strumento utile ad accompagnare la ripresa di tante aziende che del lavoro agile continueranno a fare uso».

#smartworking #lavoroagile #donne #CislVeneto #FondazioneCorazzin