Case popolari: incostituzionale il requisito residenza

Mercoledì, 11 marzo 2020

“Irragionevole”: così la Corte Costituzionale ha definito la legge introdotta dalla Regione Lombardia nel 2016 con cui si negava l’accesso alle case popolari a chi ha meno di cinque anni di residenza.

La norma, introdotta nel frattempo anche in Veneto, è stata quindi bocciata per incostituzionalità dalla Corte Costituzionale che nei giorni scorsi ha stabilito che “il requisito della residenza protratta per più di cinque anni ai fini della concessione dell'alloggio non è sorretto da un'adeguata giustificazione sul piano costituzionale perché quel dato non è, di per sé, indice di un'elevata probabilità di permanenza”.

Secondo la Consulta, inoltre, la legge violerebbe anche «il principio di uguaglianza sostanziale, perché il requisito temporale richiesto contraddice la funzione sociale dell'edilizia residenziale pubblica».

La decisione della Corte Costituzionale arriva in seguito al ricorso presentato al Tribunale di Milano da un cittadino tunisino tramite l'Associazione studi giuridici sull'immigrazione (Asgi) e l'associazione volontaria di assistenza socio-sanitaria e per i diritti dei cittadini stranieri, rom e sinti (Naga).