Amianto. Cisl Cgil e Uil Veneto rilanciano l’allarme sul tema: «La Regione convochi tavolo di confronto»

Lunedì, 28 febbraio 2022

A trent’anni di distanza dalla legge che bandiva l’amianto (era il marzo del 1992), Cisl Cgil e Uil Veneto richiamano l’attenzione sul tema e chiedono alla Regione di riattivazione il confronto per un Piano aggiornato e attuale.

La nostra regione, infatti, risulta tra quelle che registrano ancora oggi numerose vittime di mesotelioma, malattia cancerosa provocata dall’esposizione all’amianto. Nel VII Rapporto del Registro nazionale dei mesoteliomi (ReNaM, 2021), recentemente pubblicato da Inail, il Veneto conta ben 2.444 morti tra il 1993 e il 2018, contro i 31.570 registrati in tutta Italia. Numeri che superano addirittura quelli delle morti per incidenti nei luoghi di lavoro.

“Da tempo spingiamo per la riattivazione del tavolo – spiega Luca Mori di Cisl Veneto – poiché il tema dell’amianto rimane cruciale per almeno tre ragioni: l’impatto ambientale (smaltimento), la sorveglianza sanitaria dei lavoratori esposti e l’indennizzo agli stessi e alle loro famiglie. Ad oggi nella nostra regione, che ancora vede incompleta la mappatura, sono censiti 1.348 siti, di cui 796 ancora non bonificati (dato Arpav del 2020), quando in una regione come il Piemonte, a noi simile sotto il profilo delle attività produttive, ne risultano 60.751 (108mila a livello nazionale)”.

“È di fondamentale importanza – prosegue Carlo Biasin di Uil Veneto – conoscere le risorse che sono previste dalle norme a livello regionale, nazionale e comunitario per affrontare il problema dell'amianto e, di conseguenza, fare in modo che queste siano utilizzate al meglio”.

“C’è la necessità di rafforzare ulteriormente il Fondo Vittime dell’Amianto – aggiunge Renzo Pellizzon di Cgil Veneto – garantendo indennizzi adeguati per i danni subìti. I malati e le morti per mesotelioma aumentano e il picco, secondo il parere degli esperti, è atteso per i prossimi anni. A fronte di questo, in Veneto le richieste di indennizzo invece diminuiscono: solo 126 tra il 2015 e il 2020. Un dato in controtendenza – conclude - che rende urgente una campagna capillare di informazione e sensibilizzazione sugli strumenti di tutela, con il coinvolgimento degli attori sociali e delle istituzioni, in particolare a livello locale”.

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