Immigrazione e religioni: reciproca conoscenza

Venerdì, 06 agosto 2010
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Uno degli aspetti nuovi che l'Italia si è trovata ad affrontare negli ultimi trent'anni in seguito all'immigrazione è il rapporto con le altre confessioni cristiane, cioè con gli ortodossi e i protestanti, e con le altre religioni.
Il problema non è di facile soluzione, anche se il Concilio Vaticano II degli anni '60 aveva posto le premesse per alcune risposte con i due documenti Unitatis redintegratio e Nostra aetate. Alcuni avvenimenti internazionali poi hanno dimostrato concretamente possibili vie da percorrere, come le settimane ecumeniche europee di cui la prima svoltasi a Basilea (1989), le Conferenze mondiali per la pace che, ad iniziare da Kyoto (1970) si tengono ogni cinque anni, gli incontri di Assisi, di cui si ricorda in modo particolare il primo avvenuto nel 1986.
Che cosa si è fatto in Italia in questi anni? Mentre a livello mondiale operano due Consigli pontifici, uno per l'ecumenismo e l'altro per il dialogo interreligioso, a livello italiano tale attività è promossa dalla Commissione per l'ecumenismo e il dialogo della Conferenza episcopale italiana, il cui nuovo presidente da quest'anno è il vescovo di Pistoia mons. Mansueto Bianchi. La commissione nazionale ha come referenti le commissioni diocesane, incaricate di promuovere il settore, le quali si ritrovano talvolta anche in ambito regionale e annualmente in ambito nazionale.
L'attività svolta in questi anni ha riguardato soprattutto il settore ecumenico, potenziando l'iniziativa antica della settimana di preghiera per l'unità dei cristiani (18-25 gennaio) e iniziando la giornata per la salvaguardia del creato (1 settembre) con celebrazioni interconfessionali. L'attenzione maggiore delle diocesi si è rivolta nel dare ospitalità e nel dialogo con le Chiese ortodosse, data l'immigrazione massiccia in Italia delle popolazioni dell'Est europeo. Poiché nell'Ortodossia vige la suddivisione in Patriarcati, nelle varie città italiane sono state concesse chiese dismesse ai Patriarcati diversi. In Italia gli ortodossi rumeni attualmente hanno creato circa 150 parrocchie, i greci ortodossi oltre cento. A questi si uniscono il Patriarcato di Mosca, i Patriarcati bulgaro e serbo ed altri. Quest'anno il convegno dei delegati diocesani per l'ecumenismo, svoltosi ad Ancona (1-3 marzo) ha affrontato il problema delle relazioni con gli ortodossi presenti in Italia, riassunte in un "vademecum" apposito predisposto dall'Ufficio nazionale per l'ecumenismo. Minore attenzione è stata posta invece ai rapporti con i protestanti, anche se le Chiese pentecostali, moltiplicatesi in Italia a seguito dell'immigrazione, pongono notevoli problemi, data la loro struttura frammentaria. Interessanti sono due documenti elaborati dalla Conferenza episcopale italiana in relazione ai matrimoni interconfessionali, uno con i valdesi e i metodisti (1997), l'altro con i battisti (2009). Pregevole è stata la collaborazione dei cattolici con i protestanti per la traduzione interconfessionale della Bibbia e la rispettiva diffusione.
Non ha avuto grande rilievo invece in Italia in questi anni il rapporto con le altre religioni. Non sono mancati incontri di conoscenza reciproca, soprattutto con i musulmani. Sono state concordate alcune date nazionali di conoscenza reciproca, quali il 17 gennaio per gli ebrei e il 27 ottobre con l'Islam. Si è lasciato maggior spazio in questo settore all'attività delle diocesi. Sono da ricordare in proposito due sussidi pastorali editi dalla Commissione triveneta per l'ecumenismo e il dialogo unitamente ai Vescovi, Cristiani e musulmani in dialogo (1992), Le vie dell'incontro: quale dialogo con i musulmani? (2006). Nelle diocesi si sono moltiplicati in questi anni gli incontri con le religioni abramitiche, in alcuni casi associando anche le religioni orientali; si sono attuate visite ai luoghi di culto delle varie religioni presenti nel territorio; si sono concretizzate forme di collaborazione, concedendo occasionalmente spazi di incontro. Tutto ciò ha creato utili rapporti, comprensione reciproca. Non si è arrivati tuttavia ancora a forme di relazioni strutturate se non in alcuni casi. Il settore è quindi ancora allo stato esperienziale e non ha maturato ancora linee comuni. Il problema più urgente che emerge è quello dei matrimoni interreligiosi, che presentano questioni delicate e urgenti.

Giuseppe Dal Ferro

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