Porto Tolle: la riconversione va fatta

Giovedì, 26 maggio 2011

Non intendiamo assolutamente rinunciare o rinviare alle calende greche la riconversione della Centrale di Porto Tolle per due precisi motivi:

L'Italia (ed il Veneto) hanno bisogno di produrre energia in casa diversificando le fonti e diversificando i fornitori. L'energia è materia prima per lo sviluppo; la diversificazione delle fonti è decisiva per ridurre la dipendenza da un'unica fonte ma anche per ampliare le tecnologie disponibili e introdurre sempre più energie compatibili con l'ambiente; la diversificazione dei fornitori serve anche per favorire la concorrenza e ridurre i costi.  Dopo il blocco del nucleare e la crisi che investe il Nordafrica, la diversificazione verso il carbone pulito è ancora più strategica.

Il Polesine va risarcito. L'investimento per la riconversione, con i suoi positivi effetti sull'occupazione locale e sui servizi correlati, è il modo migliore per risarcire il Polesine. L'insieme del cantiere riconversione va gestito come modello di grande progetto capace di generare ulteriore sviluppo, compatibilità ambientale, controllo e partecipazione sociale.

La lunga vicenda del progetto di riconversione al carbone pulito della centrale di Porto Tolle, il variegato contenzioso politico, sociale, giuridico che si è sviluppato attorno, sono una ulteriore conferma di quanto gravi siano le conseguenze dell'assenza di un Piano nazionale per l'energia che renda certe le prospettive, chiare le norme ed i vincoli e garantisca percorsi certi agli investimenti. Porto Tolle si aggiunge così alle vicende del fotovoltaico e a quelle dell'energia nucleare. La gestione ondivaga e contraddittoria di questi temi da parte del governo di fatto sta aggiungendo poi danni al danno.

La sentenza del Consiglio di Stato, se da una parte boccia il progetto presentato dall'Enel, dall'altra afferma che la riconversione può essere fatta. La bocciatura riguarda l'uso del carbone pulito in quando non previsto dalla legge regionale istitutiva del Parco del Delta del Po sul cui territorio si trova la Centrale di Porto Tolle.

A questo punto, considerando anche che la sentenza del Consiglio di Stato è inappellabile, vanno percorse due strade parallele:

La prima, già sostenuta in sede nazionale, dalle confederazioni sindacali, è che il governo assuma un provvedimento che dichiari quello della riconversione della centrale di Porto Tolle al carbone pulito  un progetto di rilevanza strategica nazionale con carattere di urgenza nella realizzazione. A questo scopo si richiede la convocazione urgente di un tavolo di concertazione sull'energia, che comprenda Stato e Regioni, per definire i provvedimenti urgenti necessari a sbloccare Porto Tolle ma anche altre situazioni simili.

La seconda è che la Regione Veneto proceda speditamente alla modifica della legge istitutiva del Parco nel senso di non precludere l'uso del carbone pulito a fronte di una riconversione della centrale che garantisca standard ambientali sostenibili. A questo scopo chiediamo al Presidente della Regione Veneto la convocazione urgente del Tavolo per lo sviluppo del Veneto che, con una presa di posizione comune alle Parti Sociali, sostenga questa azione legislativa della Giunta e del Consiglio Regionale.

Nello stesso tempo Enel deve dimostrare, chiarendo le motivazioni, che la riconversione al gas, vista la vicinanza con il rigassificatore di Porto Viro, non è fattibile.

energie, Franca Porto