Ogni posto di lavoro è straordinario

Lunedì, 02 settembre 2013

Dopo 5 anni consecutivi di recessione e declino occupazionale, è pensabile perdere, avendo le possibilità di impedirlo, altri posti di lavoro?
Noi ci siamo fatti fermamente convinti di no, che non lo è. Conveniamo in questo con Dario Di Vico che, nell’editoriale “Imparare a non sprecare alcuna occasione di lavoro” pubblicato dal Corriere della Sera del 23 agosto scorso, citava a questo proposito due casi veneti: in negativo (allora) la Fincantieri di Marghera, in positivo l’Elettrolux di Susegana.
Oggi sappiamo che anche alla Fincantieri non si butterà via un solo posto di lavoro. La determinazione della Fim Cisl (e della Uilm) nel portare i problemi della riorganizzazione del lavoro fuori dal terreno della sfida ideologica-politica ha prodotto un accordo sindacale che ha incrociato la ragione e le ragioni dei lavoratori.
In Veneto il sindacato, particolarmente in questi anni di recessione, ha costruito una molteplicità di accordi che, per ottenere risultati occupazionali, hanno cambiato l’organizzazione del lavoro anche più profondamente del caso Fincantieri. I veri diritti dei lavoratori non sono mai stati toccati, le abitudini magari sì. A volte anche quelle delle aziende, le più difficili da cambiare.
L’idea di non sprecare un solo posto di lavoro non è quindi solo figlia della necessità ma la continuazione di una scelta che vede l’occupazione come la priorità (e non a parole).
Non va perso un solo posto di lavoro neanche a causa dell’insufficiente funzionamento del sistema domanda-offerta i cui limiti vanno superati magari uscendo dagli schemi di analisi e di azione tradizionali e, togliendoci di dosso armature e bardature che limitano le nostre capacità di ragionare ed operare, puntare a sperimentare nuove prassi. E’ inammissibile ad esempio che un’azienda non possa espandersi magari perché non trova in loco un ingegnere: ne assuma uno indiano o ucraino e cresca, creando così altri posti di lavoro a beneficio di tutti. Anche le politiche sociali (lo diciamo agli amministratori pubblici) dovrebbero venire incontro alla mobilità dei lavoratori e delle loro famiglie.
Ma tutto ciò non basta. Abbiamo già perso oltre 80 mila posti di lavoro ed il reddito (del lavoratore ma anche dell’impresa) da essi prodotto. Altrettanti posti in pericolo sono congelati dal massiccio ricorso alla Cig. Coprire tutti i buchi liberi non basta, fare accordi su orari e produttività non basta.
Servono anche scelte straordinarie per moltiplicare e dare maggior consistenza alle nuove occasioni di lavoro. Da tempo sosteniamo, ad esempio, che la normativa sui contratti di solidarietà vada implementata anche nella forma del contratto estensivo (cioè finalizzata ad allargare le nuove assunzioni) e non solo difensivo. E’ così difficile provarci? Se riusciamo, per esempio, a fare in modo che 3 nuovi posti di lavoro diventino 4 assunzioni è male?
Certamente tutte queste scelte non spettano solo alla responsabilità sindacale o alla attenzione della politica, anche gli imprenditori devono fare la loro parte. La proposta di costituire un fondo bilaterale (anche) per l’industria va in questo senso. Le scelte straordinarie non possiamo solo richiederle al governo.
Anche qui, in Veneto, dobbiamo fare la nostra parte perché ogni posto di lavoro conservato o nuovo è, e sarà, sempre più straordinario.