Meno tasse si, meno assistenza no. Anche in Veneto.

Mercoledì, 28 ottobre 2009

Le dichiarazioni del governo regionale, per primo il governatore Galan, che dal prossimo anno non sarà più necessario pagare l'addizionale regionale, sono di per sé positive, ma c'è più di un dubbio che vorremmo ci fosse chiarito.
Il primo riguarda la rinuncia all'utilizzo di queste risorse proprie della Regione (e quindi tra le poche entrate ad essere completamente svincolate dalle decisioni dello Stato centrale). Abbiamo già visto l'effetto deleterio della cancellazione completa dell'Ici sulle finanze comunali. La eliminazione delle tasse federalistiche (come lo è, ricordiamo, anche l'Irap) sembra aver preso la mano un po' a tutti, compresi i vessilliferi del federalismo più estremo, senza che nessuno si ponga la più banale delle domande: e il federalismo fiscale che fine fa? A cui ne dovrebbe seguire un'altra: esiste uno Stato federale al mondo in cui il federato non abbia un proprio sistema fiscale autonomo?
Il secondo. Anche in questo caso il beneficio non va alle famiglie a basso reddito ma a chi sta comunque bene. Diciamo "anche" perché, come per la abolizione totale dell'Ici anche quella della addizionale regionale riguarderà i redditi più alti. Grazie anche alla nostra pressante iniziativa infatti, dal pagamento di questa tassa erano stati esentati i redditi bassi e medi (fino ai 29.000 euro all'anno). I dati forniti dalla stessa Regione confermano che solo mezzo milione di contribuenti veneti la paga (e siamo certi che tra questi almeno il 70% è un titolare di un reddito di lavoro dipendente). A queste persone cambia veramente in meglio la vita il ritrovarsi 10-15 euro in tasca in più al mese?
Certamente è un fatto positivo che il governo regionale sia stato capace di ridurre le spese, alcuni tipi di spese, a cominciare dagli sprechi. Ma noi, e con noi decine di migliaia di anziani e le loro famiglie, ci aspettiamo che la legge sulla non autosufficienza venga approvata e adeguatamente finanziata. Ci sono quindi le risorse finanziarie per garantire che le tutele ed il sostegno per i non autosufficienti, che abbiamo concordato con tutti i gruppi consiliari regionali, possano concretizzarsi?
Aggiungiamo: per migliorare la sicurezza nel lavoro attraverso l'attività di vigilanza e di assistenza nelle aziende abbiamo chiesto, d'intesa con gli imprenditori, un potenziamento degli organici degli Spisal (Servizi di prevenzione, igiene e sicurezza al lavoro). Ci sono le risorse per farlo?
Infine, un ultimo dubbio: prima di rinunciare a oltre 100 milioni di entrate reali siamo sicuri che in Regione ci sono le risorse disponibili a fronteggiare i danni occupazionali che la crisi sta producendo? Gli effetti sociali della crisi saranno infatti nel 2010 probabilmente minori sotto il profilo quantitativo (sarebbe grave se così non fosse) ma molto più pesanti per chi vi è rimasto intrappolato. Parliamo dei lavoratori rimasti senza occupazione, delle loro famiglie ma anche delle piccole imprese.
Questi dubbi hanno per noi un fondamento reale e sono ben alieni da ogni strumentalizzazione politica. Per questo alle associazioni imprenditoriali del Veneto lanciamo la proposta di costruire una comune proposta sull'addizionale regionale. Alla Regione di aprirsi ad una proposta di merito che arrivi dalle Parti Sociali. Chiarendo, fin d'ora, che intendiamo dare a Cesare quel che è di Cesare.

Franca Porto, segretaria generale Cisl Veneto

Venezia- Mestre 28 ottobre 2009

fisco, Franca Porto