Cronache venete di ordinaria follia

Venerdì, 25 maggio 2012

Ilaria Capua è una ricercatrice (virologa) che rende onore alla intelligenza e alla scienza italiana in tutto il mondo. Lavora a Legnaro in un laboratorio presso l’Istituto Zooprofilattico delle Tre Venezia, con uno staff di 70 collaboratori, moltissimi di giovane età, una parte dei quali sono pagati grazie a contributi di privati: persone, teste, competenze da non perdere. Tanto che la Regione, opportunamente, aveva messo del suo per garantire a lei ed alla sue equipe uno spazio adeguato per proseguire nella sua attività che conta, tra l’altro, fondamentali studi sul virus dell’aviaria. La Torre della Ricerca, di prossima inaugurazione a Padova, è stata quindi indicata e scelta per ospitare il Centro diretto da Ilaria Capua grazie ad accordo per l’assegnazione allo Zooprofilattico di due degli undici piani del grande edificio. Ma…
Ma, scrive Roberta Bassan, sul Giornale di Vicenza di oggi, arriva il boccone amaro.
Non perché mancano gli spazi che ci sono e neppure i soldi che sono già per metà stanziati dalla Regione e per l’altra disposti dal Ministero della Salute. L’inghippo, eccolo qua l’immancabile, è che i 3 milioni di euro del Ministero non sono stati finalizzati ad acquisire spazio nelle Torri ma alla realizzare un nuovo edificio del Centro a Legnaro.
Quindi? Tutto fermo! Chi controlla le Torri (Fondazione Città della Speranza) non cede spazio senza cash, chi ha il contributo assegnato (Istituto Zooprofilattico) deve aspettare l’iter burocratico per la variazione di utilizzo, chi deve fare la variazione (Ministero Sanità) deve farla.
Spero che la questione si risolva in questi giorni e che tutti i soggetti interessati facciamo i salti mortali per trovare una soluzione che permetta a una grande scienziata italiana, ad un equipe di ricercatori di prim’ordine, ad un Centro di prestigio internazionale di avere quello spazio (non altro!) che serve per continuare il loro lavoro che riguarda la salute di milioni di esseri umani, la sicurezza alimentare per ancora più persone e la tranquillità di centinaia di migliaia di aziende e, permettetemi di aggiungere, del prestigio del nostro Paese.
Vorrei che, proprio a partire da questo esempio, ci sia data la speranza di poter vivere, magari un po’ alla volta, con l’impegno di tutti, in una Regione ed in un Paese dove la speranza che le cose giuste, che portano sviluppo, funzionino e non sia invece il sentimento degli illusi o dei fessi.
Vorrei che la vicenda Capua (mi sia permesso la personalizzazione, visto il valore della persona) diventasse cosa di ordinaria virtù.