Crisi: il Veneto può non farsi cogliere impreparato

Lunedì, 27 ottobre 2008

Il Veneto può non farsi cogliere impreparato dalla crisi che già si sta progressivamente delineando in questi ultime settimane: rallentamento delle nuove assunzioni, aumento della Cig, segnali di difficoltà da parte delle imprese.
La Giunta Regionale ha risposto con tempestività all'allarme lanciato dalle associazioni imprenditoriali varando il Piano di supporto finanziario straordinario concertato con le stesse.
Ma ciò non basta: serve anche predisporre una rete di sostegno per i lavoratori e le loro famiglie. Porre attenzione ad una sola parte del problema, quello delle imprese, è limitativo sia sotto il profilo sociale che della tenuta stessa dell'economia locale.
Lo è specie in Veneto dove una parte consistente dei lavoratori dipendenti rispetto agli ammortizzatori sociali è esclusa in toto (Cig e Indennità di mobilità non sono disponibili per i dipendenti delle piccole aziende, per gli apprendisti e per i lavoratori a progetto) o in parte (l'indennità di disoccupazione per i lavoratori a termine è spesso quella ridotta).
Va in questo senso la nostra richiesta, unitaria con Cgil e Uil, di una buona pratica federalista, peraltro già delineata nel Titolo V della Costituzione, con provvedimenti regionali straordinari che concretizzino la flexsicurezza anticipatamente rispetto alle decisioni del governo nazionale e le tasse locali (gas, acqua, accise, Irpef e trasporto pubblico).

Misure che sarebbero anche un segnale di considerazione e un elemento di maggiore tranquillità per quelle famiglie che potrebbero trovarsi a subire gli effetti combinati dell'aumento del costo della vita, della perdita del reddito di lavoro e magari del rincaro del mutuo casa.
Possiamo anche chiamarla la seconda rete di sostegno, quella che diventa necessaria nel caso i provvedimenti del governo e della Regione per le imprese non ottenessero i risultati auspicati da tutti sotto il profilo della tenuta produttiva ed occupazionale.
Per questo insistiamo nella richiesta di un tavolo specifico di discussione con la Regione, un tavolo dove, chi può e deve decidere nel merito, possa concretamente confrontarsi ed individuare scelte comuni ed appropriate.

Per il Veneto e la sua economia è inimmaginabile pensare ad uno scollamento tra impresa e lavoratori. Nel Libro Verde sul nuovo Welfare si parla di fiducia e complicità tra impresa e lavoratore, di una loro alleanza strategica: una visione probabilmente ispirata al modello veneto. Non è utile a nessuno quindi, proprio in questa fase, esporlo senza protezioni ai possibili sconquassi della recessione.

Se c'è una cosa in cui tutti sono d'accordo è che questa crisi, con i suoi possibili effetti recessivi, è stata generata dal fatto di aver guardato solo uno dei due lati dell'economica, quello del capitale.
Giusto dunque il richiamo a Menenio Agrippa e al suo apologo sul ventre e le membra del corpo umano: tutte parimenti importanti per la vita della persona. Agrippa lo ricordò ai plebei, ma lo ricordò pure ai patrizi esercitando la più nobile funzione della politica: costruire e mantenere quella coesione sociale che, ancora oggi, è la forza primaria e insostituibile delle società civili.

Oggi che siamo tutti cittadini, eguali nei diritti e nei doveri, dobbiamo avere tutti di Menenio Agrippa quella coscienza della interdipendenza che ogni parte sociale ha con l'altra e quindi della comune responsabilità che ogni parte del corpo unico della società economica veneta deve portare con sé. Agrippa, in un momento di grande divisione della società romana, ne parlò con questi e quelli. Perché non parliamo anche tra di noi?

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