Riordinare il Veneto per tornare a crescere

Venerdì, 19 ottobre 2012

Il ridisegno dei poteri locali in una regione come il Veneto è davvero un fatto di grande rilevanza, che non deve essere sottovalutato o, peggio, delegato totalmente al governo nazionale visto che qui non ci si vuole mettere d’accordo.

Un atteggiamento, questo, colpevolmente rinunciatario, non sappiamo se per insipienza o per calcolo, che porterà altri punti di vantaggio a quel centralismo statale cui hanno riaperto le porte disastrose (sotto il profilo dei conti) e scandalose (sotto il profilo etico) gestioni di non poche Regioni e non solo del nostro Sud.

Il Veneto, aveva (avrebbe, ancora per qualche giorno) l’opportunità di segnalarsi, anche in questi temi, come realtà istituzionale diversa. Ci sono stati però troppi silenzi, troppe immaginazioni geo-istituzionali, troppe bandierine alzate nella più totale bonaccia (a quanti cittadini si scalda il sangue la difesa delle province?). Proprio per questo la Regione avrebbe fatto bene ad avviare una immediata e intensa consultazione con le Parti Sociali. Ma nemmeno questa strada si è voluto percorrere.

Noi siamo dell’avviso che, dopo la loro paventata (e dai noi auspicata) cancellazione e comunque il loro sostanziale depotenziamento (come deciso da Governo e Parlamento), il tema delle province non può più essere ascritto al fragile ma ineludibile fattore dell’identità ne a quello, ben più significativo, della democrazia elettiva. Svincolate da queste funzioni le province “nuove” devono essere invece strutture amministrative organizzate in modo tale da garantire i migliori risultati nelle prerogative e nei compiti confermati: pianificazione territoriale, ambiente, trasporti e rete scolastica.

Questa riorganizzazione delle province potrebbe essere anche l’occasione da non perdere per ripensare all’intero sistema amministrativo pubblico veneto che, se da una parte non può sopravvivere immutato ed immobile alle politiche del rigore imposte dalla crisi (che, ribadiamo, non finiranno né domani né posdomani) dall’altra dovrebbe, al contrario, essere utile al rilancio della crescita.

La stessa logica, la stessa capacità di cogliere le opportunità nelle difficoltà, dovrebbe dunque riguardare anche l’organizzazione degli ambiti per la gestione del trasporto pubblico locale, della tutela ambientale, della logistica.

Non diversamente dovrebbero comportarsi i Comuni veneti ai quali spetta attrezzarsi per reggere il peso delle nuove deleghe che verranno loro trasferite. Se non si vuole sacrificare i servizi ai cittadini si tratterà di scegliere, andando ben oltre l’obbligo associativo, la strada delle fusioni che permettano di raggiungere dimensioni di popolazione e di risorse ottimali. Dopo lo Stato centrale anche la Regione dovrebbe legiferare indirizzi, incentivi e disincentivi per sostenere questo riordino, uscendo dal circuito sempre più chiuso dei giochi politici ed elettorali.