Darsi una mossa

Lunedì, 23 marzo 2009

Il 2008 si è concluso con una calo dell'occupazione dipendente in Veneto. La notizia è arrivata qualche giorno fa dall'Osservatorio di Veneto Lavoro ma sembra non abbia ricevuto, ad oggi, l'attenzione dei media.
Non cifre da disastro sociale, 21.400 posti di lavoro in meno, ma numeri che registrano come la crisi internazionale, già nei primi 3-4 mesi di espansione, ha capovolto una tendenza oramai storica per la nostra regione: la progressiva crescita della occupazione.
Dal 2000 in avanti, ad esempio, tasso di attività e tasso di occupazione erano sempre cresciuti, un passetino alla volta, mezzo punto all'anno, fino ad arrivare all'invidiabile 65,8 di occupati nel 2007, cioè 2 milioni e 119 mila persone al lavoro, quasi 1,6 milioni come dipendenti.
A distanza di 2 mesi la crisi ha moltiplicato i suoi effetti nefasti sulla occupazione facendo saltare il tappo della Cig, allungando delle liste di mobilità e delle sospensioni dal lavoro nelle piccole aziende, bloccando le assunzioni e , conseguentemente, allargando le permanenze nelle liste di disoccupazione.
Ancora oggi la forte e fitta trama del tessuto produttivo regionale non segnala larghi strappi e resiste, magari con i macchinari fermi, con i lavoratori al lavoro saltuariamente, con le imprese a corto di liquidità se non in seria difficoltà finanziaria.
Il calo occupazionale colpisce il settore manifatturiero ed edile ma anche il commercio, ed è stato compensato in parte dai numeri positivi della PA, della sanità e della scuola, settori che, da quest'anno deve fare i conti con i tagli di personale previsti dalla manovra economica del governo.
Non servono quindi altri argomenti e motivi per darsi una, ulteriore, mossa.
A cominciare dalla reale ed immediata disponibilità delle risorse per pagare ai lavoratori interessati le indennità previste dagli ammortizzatori sociali: abbiamo scritto all'assessore Donazzan a questo proposito, ci sono migliaia di lavoratori delle piccole imprese che aspettano questi sussidi. Abbiamo sollecitato anche interventi concreti da parte dei Comuni e delle province: qualcuno ha risposto, altri non ancora. Anche le banche devono fare la loro parte, sia nei confronti dei lavoratori, anticipando gli importi di Cig, che delle imprese, riaprendo le linee di credito. Anche per loro vale l'apologo di Menenio Agrippa: se le braccia (le aziende e le famiglie) si fermano anche lo stomaco (le banche) muore.

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