Veneto, Anno Terzo della crisi: serve una svolta

Mercoledì, 29 dicembre 2010

Nello scorso mese di novembre siamo entrati nel terzo anno della crisi i cui effetti sul lavoro sono stati pesantissimi. Grazie all'Osservatorio di Veneto Lavoro possiamo comprenderne alcune dimensioni: oltre 2.500 aziende hanno dichiarato lo stato di crisi con effetti sul lavoro di oltre 60 mila dipendenti in organico; 66 mila posti di lavoro dipendente persi; 130 milioni (stima) di ore di Cig utilizzate (187 milioni le ore autorizzate) per un equivalente di 40-50 mila lavoratori a tempo pieno; tasso di disoccupazione cresciuto a 6 punti (quasi un raddoppio secco: era il 2,8%); 140 mila persone in cerca di occupazione; circa 70 mila giovani (15-34 anni) senza lavoro; 60 mila lavoratori finiti nelle liste di mobilità, 200 mila indennità di disoccupazione ordinaria pagate dall'Inps (raddoppiate rispetto ai periodi precedenti).
Ciò che si prospetta nei prossimi mesi è una recrudescenza del problema lavoro. La ripresa, che si prevede modesta, non avrà grandi effetti sull'occupazione. Sarebbe già bene se venisse recuperata al lavoro una parte consistente della Cassa Integrazione. Ma la disponibilità di nuovi posti di lavoro non darà soddisfazione a chi lo ha perso o lo cerca per la prima volta. Il rischio di dover fare i conti con una cronicizzazione della disoccupazione (condizione sconosciuta al Veneto degli ultimi 30 anni) è dunque reale.
Serve quindi una svolta nelle politiche anticrisi e quelle locali, gestite da Regioni ed Enti Locali, vista la situazione nazionale, diventano ancora più importanti. E' necessario agire su tre versanti: allargare la rete di protezione sociale contro i licenziamenti e a tutela del reddito di chi è stato licenziato, massimizzare il rapporto tra ripresa economica e nuova occupazione, puntare ad una ripresa più consistente.
Un primo segnale di svolta è venuto dall'accordo veneto sugli ammortizzatori sociali in deroga per il 2011 dove si è scelto di non consumare tutte le risorse in pura assistenza ma di investirne di più nella ricollocazione di cassaintegrati e disoccupati al lavoro. Questa scelta deve essere accompagnata da iniziative locali per i lavori di pubblica utilità e di agevolazioni sui costi per i servizi controllati direttamente o indirettamente.
Per ottenere il massimo risultato occupazionale dalla ripresa noi pensiamo a migliorare la fruibilità dei contratti di solidarietà espansivi (che ripartiscono cioè il lavoro aggiuntivo su un numero maggiore di occupati) e ad una riorganizzazione degli incentivi alla nuova occupazione grazie alla bilateralità e ad un diverso utilizzo dei sostegni pubblici.
Infine per avere più crescita serve mettere in pista tutte le risorse finanziarie disponibili, pubbliche e private, nazionali e locali, per cogliere tutte le occasioni che si presenteranno, a cominciare dalle infrastrutture strategiche. Anche la contrattazione aziendale potrà dare un consistente contributo migliorando la competitività delle imprese e distribuendo nuovo reddito nei salari e maggiore occupazione.
Certamente per questa svolta serve fatica e pazienza, ma ci sono forse altre soluzioni?

Veneto crisi, Franca Porto