Crisi e lavoro, in Veneto non si può marcare visita

Giovedì, 04 dicembre 2008

Il Rapporto Industria 2008 dell'Osservatorio Crisi Industriali della Cisl conferma lo stato di grande difficoltà che il settore industriale attraversa nella nostra regione come in tutta Italia.
In Veneto il forte aumento del ricorso alla Cig (ad agosto 2008 abbiamo raggiunto le ore consumate in tutto il 2007) e della mobilità è determinato sia dai processi di ristrutturazione collegati alla globalizzazione delle produzioni che alla crisi dei mercati per effetto della recessione internazionale.
Entrambi i fenomeni non sono destinati a concludersi in breve tempo. Al contrario il loro intrecciarsi può rappresentare un pericolo reale per la tenuta dell'occupazione che, fino ad oggi, è cresciuta in Veneto grazie allo sviluppo di tutti i settori e comparti compensando così i posti di lavoro persi nelle singole crisi aziendali.
Non si può quindi prendere alla leggera questa situazione, confidando semplicemente nelle capacità del sistema produttivo regionale e nel "fai da te" dei nostri lavoratori.
Il decreto anti-crisi del governo riconosce la necessità di allargare e consolidare la rete della protezione sociale e di intervenire rapidamente con risorse pubbliche, nazionali ed europee, per sostenere le imprese e la produzione. Gli interventi deliberati e le risorse messe in campo sono per noi utili ma non sufficienti. Abbiamo detto che serve molto di più.
Abbiamo anche detto però che questo di più non può arrivare solo dal governo nazionale.
Da mesi abbiamo presentato richieste precise alla Regione Veneto; la recessione ne conferma la necessità e ne rende più urgente l'attivazione.
Serve un patto per lo sviluppo che anticipi alcuni aspetti cruciali della flessicurezza, a cominciare dalla riqualificazione professionale dei lavoratori che perdono il lavoro e la loro ricollocazione e dalla estensione delle opportunità di agile e tempestiva formazione professionale.
Un patto che preveda altresì interventi per sostenere le imprese che fanno innovazione e ricerca.
Di più ancora: anche i Comuni devono predisporre proprie risorse per corroborare la rete di protezione sociale verso quei loro cittadini che nei prossimi mesi potranno trovarsi in difficoltà o averne di maggiori rispetto a quello che già oggi devono affrontare.
Tutto ciò deve servire a mantenere salda quella grande risorsa primaria che ha fatto crescere la nostra regione: la coesione sociale, da sempre più forte del conflitto sociale. Nuove emarginazioni, discriminazioni ed esclusioni non servono a nessuno e sono invece un danno per tutti.
Le difficoltà che stiamo attraversando e con cui avremo a che fare devono invece rappresentare una vera opportunità di portare più avanti, aggiornare e rimotivare quel equilibrio tra diritti e responsabilità che è alla base di ogni progresso.
In Veneto nessuno, a partire dalle istituzioni e dalle forze sociali, può ora marcare visita.

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