Continuare il lavoro contro la crisi e per lo sviluppo

Lunedì, 15 dicembre 2008

Si deve continuare a lavorare contro la crisi e per lo sviluppo.

Deve farlo in primo luogo il sindacato, con ancora maggiore impegno, dopo il fallimento dello sciopero Cgil di venerdì scorso. Deve farlo coinvolgendo tutti i soggetti responsabili delle scelte, a partire dal governo nazionale e dai governi locali e dagli imprenditori.

Lo sforzo di tutti dovrebbe andare non tanto nel marcare le divisioni bensì nel ricercare terreni comuni di impegno e di prospettiva per uscire dalle secche di questa profonda crisi. Un po' come avviene nel grande modello del sindacalismo tedesco dove le parti sociali con il governo hanno deciso di far ricorso nelle aziende in crisi, a partire dal primo gennaio del 2009, alla settimana lavorativa di quattro o tre giorni per evitare i licenziamenti.

E una forma di solidarietà importante, connotata dalla spirito della coesione sociale attorno ad obiettivi comuni, dove nessuno alimenta accuse concorrenziali ma si ricercano soluzioni concrete.

Solo in questo modo, con questo tipo di risposte alla crisi, si può alimentare un sentimento sociale e politico unitario nel paese, solo così si possono coinvolgere tutte le forze e le voci sociali a fare fronte comune anche in situazioni difficilissime per ottenere risultati di grande efficacia.

L'azione di contrapposizione della CGIL invece alimenta altro: rabbia, tensioni, separazione tra visioni pragmatiche (presenti anche al suo interno) e riti di matrice radicale e dogmatica che non aiutano il movimento sindacale ed il paese.

Le misure anticrisi sottoscritte unitariamente anche in Veneto con la Regione, le piattaforme sulla redistribuzione fiscale, le tutele per i lavoratori atipici, i temi del diritto del lavoro, le grandi questioni di giustizia sociale sono fronti comuni.

Fronte comune deve essere anche l'avvio di una ampia stagione negoziale con tutte le associazioni imprenditoriali per rendere possibile nelle aziende e nei comparti territoriali la contrattazione di 2° livello i cui contenuti possiamo riassumerli in questo modo: contrattare la produttività per incrementarla e ridistribuire i risultati; qualificare il lavoro e stabilizzarlo usando la formazione professionale; combattere gli infortuni aumentando la sicurezza; rafforzare la protezione sociale valorizzando gli strumenti della bilateralità.

Il Veneto è più che maturo per affrontare questo impegno, le sue parti sociali hanno pratica consueta in questo modo di operare. La nostra organizzazione, come ha sottolineato Bonanni nell'intervista al Gazzettino di oggi (lunedì 15 dicembre - n.d.r.), in questa regione può disporre di grandi risorse umane, di partecipazione e di consenso.

Se una parte della CGIL non è interessata a fare queste battaglie con gli strumenti del dialogo e del confronto e sa solo ripropone antagonismo ed intolleranza, sappia che sarà solo sua la responsabilità dei danni che potrà fare al movimento sindacale.

Noi della Cisl ci appelliamo alla parte più aperta e riformista del sindacalismo italiano per costruire insieme comuni terreni di impegno in tutti i luoghi del lavoro e del sociale. Un percorso che andrà accompagnato da un rinnovato esercizio di responsabilità, in particolare da parte della CGIL.
Per fare un ulteriore passo in avanti nella lotta alla crisi, in Veneto.
Venezia - Mestre, 15 dicembre 2008