Costi della politica: un conto aperto con gli italiani

Martedì, 19 luglio 2011

La riduzione dei costi della politica, ciò che da mesi stiamo chiedendo in ogni sede ed occasione, dai palchi delle manifestazioni alle assemblee di fabbrica, è diventato da alcuni giorni un oggetto preciso della discussione politica e del confronto tra i cittadini ed i loro rappresentanti politico-istituzionali locali e nazionali.
Le informazioni sull'esorbitanza di questi costi circolano in abbondanza, i media non tacciono e al resto ci pensa la rete. Sono anche disponibili comparazioni con altri Paesi, statistiche e dati non smentiti. Tutti confermano che in Italia siamo ampiamente usciti dai pur larghi confini che le "caste" si concedono anche nelle democrazie per approdare nell'isola del conto sempre aperto e del privilegio illimitato.
Dopo anni di "tutto va per il meglio" e dopo mesi di "abbiamo lasciato la crisi alle spalle" ci siamo ritrovati a sperare che l'autorevolezza morale di un anziano presidente della Repubblica costringesse i pochi "eletti dal popolo" ed i tanti "nominati in lista" facessero il loro dovere per bloccare l'aggressione della speculazione internazionale alla nostra finanza.
Così è stato. In tre giorni è stata approvata una manovra da 47 miliardi di euro. Per quel senso di equità e di solidarietà che comunque rimane nel profondo di gran parte degli italiani ci si aspettava che anche i politici mettessero del proprio. Tanto per dare il buon esempio, per dimostrare che i primi (ad avere) non sempre sono gli ultimi ( a dare) o più semplicemente per dimostrare che tutti, veramente tutti, partecipano alla messa in sicurezza del Paese.
Così non è stato. Anzi. La vicenda della rivolta degli avvocati (della maggioranza) ha dimostrato che non solo non ci si vuole rimettere qualcosa come politici (le pur modeste misure previste da Tremonti sono state tutte cassate o svuotate) ma nemmeno con il secondo (o ancora primo, in alcuni casi) lavoro.
Ma il conto è ancora aperto e noi insistiamo perché venga chiuso, almeno in parte, subito. Perché si può fare molto in pochi giorni, in quelli rimasti liberi dopo la rapidissima approvazione della manovra. Con leggi ordinarie, approvate sempre velocemente e con la fiducia si possono cancellare prebende, privilegi e regalie. Chi si propone come eroe del giorno con leggi costituzionali sappiamo che cerca semplicemente di menare il can per l'aia o di far passare la nottata con un pagherò. Ci siamo perciò appellati ai presidenti di Camera e Senato perché agiscano modificando i regolamenti parlamentari
Ci appelliamo però anche agli rappresentanti delle istituzioni venete, tutte. A loro spetta ridurre i costi della politica locale, cancellando subito, con leggi e deliberazioni, altri privilegi. Ma anche per procedere con la riduzione delle municipalizzate e delle varie agenzie pubbliche.
A chi si propone di farlo, seriamente, siamo pronti a dar man forte.
Chiediamo solo che si rispetti una regola: la politica, l'arte di governare, le istituzioni con cui si rappresenta e di governa una democrazia vanno rispettate, sempre, anche quando sbagliano. Nulla è più lontano da noi che il qualunquismo disfattista e le sue derive anarcoidi o totalitarie. Ciò che ci è più vicina è la responsabilità della persona e la solidarietà della comunità.

politica, Franca Porto