Politica: l’occasione di averla migliore costando di meno.

Domenica, 14 ottobre 2012

Fare politica è fare servizio pubblico, un servizio per i cittadini. Sappiamo che non sempre è così. Sappiamo anche che, tra tutti i servizi che abbiamo a disposizione quello della politica (la pratica dell’amministrare e governare con un mandato elettivo) sia diventato il più costoso. Oggi anche troppo costoso, perché in questi tempi di crisi dove molti (non tutti !) sono chiamati a stringere la cinghia siamo molto più sensibili verso gli sprechi o gli abusi di denaro pubblico.

In effetti, da qualsiasi punto di vista lo si prenda, il costo della politica appare sempre più spropositato, specie se lo confrontiamo con situazioni equivalenti. Partiamo dagli incarichi: il lavoro di un semplice parlamentare o consigliere regionale vale in termini economici di più di quello di un primario chirurgo, di tre comandanti provinciali dei Vigili del Fuoco, di quattro o cinque dirigenti scolastici?

I costi dei partiti danno scandalo senza che mai nessuno abbia messo insieme il loro consolidato (rimborsi elettorali più spese e rimborsi dei gruppi politici parlamentari, regionali, provinciali, comunali). Per non parlare di confronti con gli altri paesi sviluppati.

Poi quelli determinati dal sovraccarico istituzionale (regioni, province, comuni, ecc.) che dal 1990 si tenta, inutilmente, di ridurre.

A ciò si deve aggiungere quelli pesantissimi della corruzione (siamo nella parte alta della classifica mondiale), della inefficienza ed infine dell’uso privatistico dei soldi pubblici.

La “casta” dei politici (che non comprende tutti, beninteso), scandalo dopo scandalo, è finita in un angolo e sembra ora non più in grado di ostacolare gli interventi legislativi che ne limitano quelle prerogative che nulla hanno a che fare con i diritti del libero esercizio della politica: riduzione dei costi, obbligo di rendicontazione, controlli terzi, norme anti corruzione. Possiamo dire che molti politici stanno subendo ciò che autonomamente non avevano voluto o potuto fare.

Sembra una brutta storia per la quale si delinei un bel finale. Potrebbe essere così, ed è quello che vogliamo, se si determinano anche altre condizioni, oltre che la necessaria reale riduzione dei costi del fare politica. La prima è che la politica torni ad essere autorevole, partecipata e coinvolgente come deve esserlo in un paese democratico. I cittadini poi devono mantenere distinto il valore ed il ruolo delle istituzioni conquistate con la Costituzione repubblicana e rafforzate dalla unificazione europea da quello, non sempre consono, delle persone che (in via transitoria!) le occupano.

Le prossime elezioni non devono trasformarsi nella ecatombe (leggi astensionismo) della politica e sta alle forze politiche presentarsi con programmi e candidati che diano grandi segnali di discontinuità con il passato.

Infine c’è una ultima condizione che, probabilmente, è la più difficile da garantire perché dipende soprattutto da tutti noi che possediamo quel complesso e difficile diritto/responsabilità che è quello di voto e che per questo non possiamo descriverci come “semplici cittadini”.

Questa condizione è quella di non dimenticarci (presi da altre attenzioni) di questa priorità, di non considerarla una battaglia già persa, tantomeno di affidarla, come una malattia che non si cura con la scienza, ai guaritori- stregoni che non mancano mai a questi appuntamenti della storia.

Quello della politica è un servizio a cui non possiamo rinunciare e ora abbiamo l’opportunità di renderla migliore e più onesta facendola costare di meno. Non perdiamo l’occasione.

Lo diciamo a chi non balla e festeggia sulle disgrazie del nostro Paese, ma invece, magari per coerenza etica, lavora o ha lavorato per molta parte della sua vita, per migliorarlo.

Franca Porto

Segretaria Cisl Veneto