Al Veneto serve qualche scossa

Venerdì, 05 ottobre 2012

Il cammino che la Regione ha portato avanti con la seconda tappa del “Tavolo per lo sviluppo del Veneto”: è apprezzabile, per la scelta di coinvolgere tutte le parti sociali, per la trasparenza. Quella del Veneto è l’unica Regione che ora costruisce il bilancio e individua le priorità in un processo di coinvolgimento e di trasparenza. Non è cosa da poco di questi tempi.

Bisogna però fare un salto ancora in avanti perché la crisi continua e pesa sempre di più nell’economia e nel lavoro veneto. E’ un’ottima cosa che si concordi nello spendere bene i soldi che ci sono, secondo priorità precise, ma questo non è sufficiente. È evidente che è necessario reperire risorse straordinarie per la crescita. Per questo insistiamo sulla necessità di azioni straordinarie ed in particolare sulle tre scosse che abbiamo presentato nella manifestazione al Geox di Padova, qualche giorno fa.

La prima è quella di ripristinare la maggiorazione della addizionale Irpef regionale (a cui troppo frettolosamente Giunta e Consiglio hanno rinunciato) che, esonerando i redditi bassi, permetta di raccogliere risorse (quella in vigore fino al 2010 fruttava circa 130 milioni di euro) da destinare unicamente a finanziare azioni di crescita.

La seconda: sfruttare un´anomalìa evidente che c´è in Italia, e cioè il fatto che il Patto di stabilità applicato qui si discosta in alcune voci dalle direttive dell´Ue, per individuare uno, due capitoli di spesa che possono essere un sostegno reale all´economia, decidendo tutti insieme, Comuni, Province e Regione, che su quei capitoli, si sfora il Patto di stabilità . Con l’impegno di tutte le parti sociali, noi compresi, si sostenere questa scelta senza strumentalizzazione politiche o sbandieramenti anti- statalisti.

La terza: ottenere un´autonomia maggiore per il Veneto in alcuni settori. Intendiamoci: è giusto che sia Roma a stabilire i costi della politica per tutti, e cioè i compensi massimi per Regioni, Province, sindaci o altro. Non è quella l´autonomia che dobbiamo chiedere. Dobbiamo invece pretendere quella responsabilizzante che ci permetta ad esempio di stabilire alcune regole per lo sviluppo, per le imprese, per il turismo; regole che ci permettano di competere alla pari con Slovenia e Carinzia.

Ma neppure questo può bastare: di fronte alla crisi del lavoro bisogna avere in coraggio di sfruttare tutte le prerogative che sono nelle nostre mani. Per questo rilanciamo la nostra proposta a Confindustria Veneto: occorre trovare un accordo sulla produttività che metta assieme imprenditori e lavoratori. Siamo la regione con più contratti di solidarietà, possibile non si riesca a trovare accordi che compensino anche chi lavora, invece presentare cose inaccettabili come “un´ora di lavoro gratis in più”? E poi stanno cambiando anche gli ammortizzatori sociali e noi invitiamo Confindustria Veneto a considerare seriamente l´idea di creare un ente bilaterale per gestire tutta questa difficile partita degli aiuti e dei sussidi. La politica deve fare la sua parte, ma anche le parti sociali devono sapersi arrangiare, e per tutti non c´è più tempo da aspettare.