Sindacati: oggi la Giornata mondiale per il clima

Martedì, 23 giugno 2020

La Confederazione Mondiale dei Sindacati ha organizzato per il 24 giugno 2020 la seconda giornata mondiale di azione per il clima.
Anche se per effetto della pandemia da Covid 19 non è più ai vertici dell’attenzione mondiale, la lotta contro il cambiamento climatico resta la principale sfida politica per il nostro pianeta nel medio e lungo termine.
Le scelte che accompagneranno la ripartenza post-Covid19 non potranno quindi eludere il nodo della sostenibilità ambientale dello sviluppo, strettamente correlata, peraltro, alla sostenibilità sociale ed economica.
L’impatto umano sul cambiamento climatico è ormai una verità scientifica, che solamente la miopia di una parte dell’élite politica locale o internazionale minimizza o rifiuta.
In Veneto i ricordi della tempesta Vaia del 2018 e dell’Acqua Granda di Venezia del 2019 sono ancora vivi e l’intermezzo drammatico del Covid19 non può farci pensare che simili (e peggiori) eventi siano irripetibili. L’incremento della temperatura globale, in tutto il mondo, sta destabilizzando i fenomeni atmosferici e produce, tra l’altro, enormi movimenti migratori di persone in fuga dalle regioni rese inospitali o inabitabili dalle nuove condizioni climatiche.
L’umanità deve darsi un piano che permetta di neutralizzare le emissioni di CO2, di anticipare i necessari cambiamenti e di preparare la società e l’economia a una fase nuova, diversa, più sostenibile e più equa di quella pre-Covid19.
La Cisl ritiene che, per combattere il cambiamento climatico, sia necessario agire su due fronti: una nuova politica industriale e una nuova politica del lavoro.
Dal punto di vista della politica industriale serve: avviare un processo di ridefinizione delle produzioni e delle filiere produttive con l’obiettivo esplicito di abbattere fortemente le emissioni di CO2; realizzare la mobilità in termini sostenibili producendo auto elettriche e puntando sul trasporto pubblico e mobilità alternativa; pensare a città ad emissioni zero con edifici a basso o nullo impatto energetico (quindi ristrutturazioni e recuperi edilizi); costruire  filiere di economia circolare (a partire dal ciclo dei rifiuti), incentivare la produzione verde e sussidiaria di energia.
E’ una rivoluzione che va fatta e che impatterà in tutti i settori produttivi.
Sul fronte del lavoro, bisogna mettere al centro le persone che lavorano, per sostenerle e proteggerle nella transizione ambientale (con la fine della produzione di alcuni beni e la nascita di nuove manifatture), nella transizione digitale (oggi, anche in Veneto, un lavoratore su due non ha le competenze digitali sufficienti per affrontare i cambiamenti) e, infine, nella transizione demografica (che diventerà un problema con il pensionamento dei baby boomers e con la scarsità quantitativa di lavoratori e lavoratrici).
Per garantire che queste transizioni si svolgano in modo non traumatico, vanno rivoluzionati i servizi per il lavoro, per sostenere il potenziale professionale e quindi la occupabilità delle singole persone: formazione personalizzata, orientamento e consulenza per la costruzione di progetti individuali di sviluppo professionale, accompagnamento da un lavoro all’altro (anche dentro la stessa impresa, non solo da un’azienda all’altra), sostegno e certificazione delle competenze.
Sono due sfide enormi che possono essere affrontate solamente con una forte partecipazione ed un forte contributo di tutti i soggetti politici, sociali, economici. Da questo punto di vista, vedremo se gli Stati Generali appena conclusi saranno da considerare un’occasione persa o un punto di partenza per affrontare cambiamenti epocali.
Certamente c’è uno spazio di azione anche a livello regionale per realizzare un ambizioso programma di questo tipo. In questo senso è indispensabile che la prossima campagna elettorale in  Veneto metta questi temi al centro dell’agenda delle priorità.