Agosto sindacale

Giovedì, 06 agosto 2009

I prossimi mesi, dopo le ferie d'agosto, saranno cruciali per l'occupazione ed il lavoro di molti lavoratori, anche in Veneto: quelli che oggi lavorano, quelli occupati ma cassaintegrati (50 mila nella nostra Regione), quelli che il lavoro l'hanno perso in questi mesi (80 mila in Veneto) ed infine quelli che vorrebbero iniziare a lavorare.
Due sono i fattori che peseranno sulle loro sorti: l'evoluzione della crisi e le politiche per il lavoro.
Sulla dinamica della crisi, dopo le frettolose dichiarazioni sulla sua prossima conclusione, si è tornati ad una maggiore realistica prudenza: la febbre non sale, ma è alta e se così rimane per troppo tempo può far danni gravi, anche irreversibili, al corpo economico che la sopporta.
Ma anche la attesa ripresa dello sviluppo non può non preoccuparci: tutto riprenderà per tornare come prima? Le stesse aziende, le stesse produzioni, gli stessi posti di lavoro? Quanti posti di lavoro si creeranno per assorbire chi oggi è senza lavoro? Quante Cig finiranno con la ripresa del lavoro e quante con chiusure e licenziamenti? Quanti casi Innse avremo?
Le politiche per il lavoro, da quelle sugli ammortizzatori sociali a quelle per il reimpiego, possono fare molto in un contesto economico ed occupazionale così indeterminato. Possono infatti essere dei veicoli che trasportano chi perde un lavoro, senza esporlo durante il viaggio alle intemperie della povertà, ad un altro lavoro.
Bene quindi che il governo provveda a rafforzare gli ammortizzatori sociali, ad aumentarne le risorse disponibili, a valorizzarne alcuni (i contratti di solidarietà). Bene anche tutte le iniziative che danno respiro alle aziende, a cominciare dal credito. Bene che si mettano in campo le risorse pubbliche per opere pubbliche. Ma serve anche porsi l'obiettivo di una rapida riforma del welfare sul lavoro. Anche con sperimentazione regionali, a cui noi candidiamo il Veneto.
Le idee ci sono, anche condivise tra le Parti Sociali. Quelle proposte ad esempio dal sen. Ichino, anche nella sua lettera sul lavoro pubblicata sul Corriere della Sera (del 5 agosto 2009), sono utili a dare concretezza alla discussione.
I prossimi mesi saranno anche cruciali per il reddito di milioni di lavoratori: quelli a cui stanno scadendo i contratti nazionali o aziendali/territoriali di lavoro.
Bankitalia ha autorevolmente quantificato ciò che tutti sappiamo, magari per semplice esperienza personale o amicale: il costo della vita è meno caro al Sud che al Nord. Da anni, a scadenze irregolari, l'argomento torna sui media e, ogni volta, c'è qualcuno (a dir la verità più o meno sempre gli stessi) che sollecita l'introduzione delle gabbie salariali. Probabilmente a questa gente piace la parola "gabbia".
Abbiamo ogni volta chiarito come Cisl, vedi anche le dichiarazioni ultime di Bonanni, che i salari vanno differenziati essenzialmente sulla base della produttività del lavoro che retribuiscono: se l'azienda produce reddito questo deve essere ripartito anche tra i produttori. E questo che l'azienda sia allocata in Cadore o nella Valle del Belice.
L'accordo sulla riforma della contrattazione ha aperto definitivamente questa strada e sarà chiamato immediatamente alla prova più difficile: in una fase di crisi come questa salvaguardare i salari a livello nazionale e raccogliere la produttività a livello aziendale o locale. E la difficoltà da affrontare non è solo quella di ottenere salario in un fase di crisi ma anche quella attivare sistemi che producano salario per i lavoratori e maggiore produttività per l'azienda: quello che anche serve per uscire, bene, dalla crisi.

Franca Porto