La questione lavoro: non solo salario minimo, ma senso del lavoro.

Venerdì, 20 gennaio 2023

Venerdì, 20 gennaio 2023

Negli ultimi due anni in tema di lavoro sono state al centro dell’attenzione politica e mediatica alcune specifiche questioni: la precarietà del lavoro, il “lavoro povero”, gli infortuni , l’impatto delle crisi e delle trasformazioni aziendali sull’occupazione. Il dibattito politico e sindacale è stato concentrato sulle possibili soluzioni a tutte queste questioni, e quindi si è discusso di salario minimo legale, interventi normativi per limitare la precarietà, interventi emergenziali sul fronte della sicurezza sul lavoro e disincentivi alle imprese multinazionali che delocalizzano.

In realtà la metamorfosi che sta attraversando il lavoro è fatta anche da altre questioni, che invece hanno avuto un’attenzione molto minore sul piano pubblico e pure sono rilevanti e meriterebbero confronto e riflessione: il problema del mismatch tra domanda e offerta di lavoro, che caratterizzerà sempre di più la difficoltà di trovare professionalità disponibili, con l’avanzare della recessione demografica; la questione delle competenze delle persone nel mercato del lavoro, che costituiscono già ora la prima e più forte forma di tutela per i lavoratori; e ancora la questione della qualità e del senso del lavoro per le persone, in un contesto sociale caratterizzato da un profondo stravolgimento della cultura stessa del lavoro così com’era inteso e vissuto solo pochi anni fa.

Eppure il rapporto delle persone con il proprio lavoro è un fattore determinante per il benessere sociale, dell’individuo come della comunità, ma è anche una variabile che impatta sulla produttività  e sulla competitività delle imprese. In questo senso non ci induce all’ottimismo per il nostro Paese quanto emerso dall’ultimo rapporto Gallup sullo “Stato globale del mondo del lavoro”. Nel rapporto 2022 l’istituto di ricerca ha intervistato oltre 2 milioni e 700 mila persone nel mondo per indagare il loro livello di soddisfazione in merito al lavoro, dimensione della vita che contiene in sé – o dovrebbe farlo almeno – un obiettivo di benessere e felicità. Uno dei dati più interessanti riguarda il livello di impegno prestato e di coinvolgimento sentito nei confronti della propria impresa. A livello globale 21 lavoratori su 100 si sentono coinvolti, il numero cala al 14% per i lavoratori europei, e tra questi i lavoratori italiani sono all’ultimo posto con solo il 4% degli intervistati che si dichiarano ingaggiati nel proprio posto di lavoro. Se si condivide l’idea che le persone “coinvolte” hanno un ruolo più attivo, perché si sentono valorizzate, e sono anche più creative, immediato immaginare che queste stiano meglio e dunque anche lavorino meglio. Tali dati perciò spiegano molto di tanti fenomeni che riguardano il nostro mondo del lavoro: bassa produttività, bassa attrattività delle imprese, emigrazione crescente, aumento delle dimissioni volontarie.

La sfida per la rappresentanza del lavoro oggi resta certo di coinvolgere e mobilitare lavoratrici e lavoratori per trovare risposte alle prime istanze, quelle già al centro dell’arena pubblica, rinnovando un protagonismo negoziale che non si adegui a demandare alla politica, tramite interventi legislativi (che peraltro finora hanno dimostrato scarsa efficacia), risposte e soluzioni.

Ma è altrettanto importante saper affrontare e vincere le sfide poste dall’altro ordine di questioni, meno dibattute ma cruciali per il futuro. E serve farlo mettendo al centro la ricerca di un significato forte del lavoro per le persone e la lotta per un lavoro di qualità, intesa non solo come mera forma contrattuale adottata ma proprio come qualità delle modalità di svolgimento del lavoro e di valorizzazione della sua dimensione relazionale.

Anche per questi motivi oggi c’è bisogno di un sindacato che sia in grado di rilanciare l’impegno collettivo del mondo del lavoro per costruire nuovi diritti – come il diritto alla formazione, al bilancio delle proprie competenze, all’orientamento permanente –, e per realizzare la partecipazione attiva dei lavoratori alle scelte strategiche e organizzative dell’impresa.

Questo è il terreno sul quale continueremo il nostro impegno, come Cisl Veneto, nei prossimi mesi e nei prossimi anni. Senza arrenderci al pessimismo o al piagnisteo, ma con piena consapevolezza dell’importanza della posta in gioco, per la qualità della vita delle persone e per il futuro del nostro sistema socioeconomico.

Gianfranco Refosco

Segretario generale Cisl Veneto