La multietnicità ed il saper convivere, di Franca Porto

Martedì, 12 maggio 2009

Il Presidente del Consiglio si è dichiarato contrario all'Italia multietnica.
Una affermazione secca che ci ha posto immediatamente alcuni interrogativi. Innanzitutto cosa significa paese multietnico? E poi: l'Italia è destinata a diventare un paese multietnico? Ed infine: essere un paese multiculturale è un danno da evitare, una malattia da prevenire?

Proviamo a darci delle risposte.
Se prendiamo come riferimento la definizione più semplice di etnia:raggruppamento umano basato su comuni caratteri fisici, storico-demografici, linguistici e culturali l'Italia è un paese monoetnico? Senza perderci in lunghi discorsi possiamo affermare, leggi alla mano, che no, l'Italia non lo è. Gli italiani infatti parlano lingue madri diverse: italiano, tedesco, francese, albanese, ladino, slavo (senza considerare il sardo ed il friulano), i caratteri fisici sono diversi, in parte anche le storie, le tradizioni e le pratiche religiose.
Queste diversità (tenute assieme da altrettanti elementi comuni) sono state addirittura negli anni '90 la base fondante di proposte politiche miranti ad ottenere la divisione del paese in più Stati (idea tuttora non ripudiata) a partire dalla cosiddetta "Padania".

L'Italia ci sembra allora non un paese che "potrebbe" diventare multietnico ma che lo è già dal compimento della sua unità e nel quale la multietnicità sta progressivamente crescendo sia come quantità che varietà. L'Italia, come tutti gli altri paesi sviluppati del mondo, è diventata infatti da alcuni anni, una parte della terra dove si immigra e si immigrerà per l'incrociarsi di più fattori quali il calo demografico ed il bisogno di lavoratori da un parte la ricerca di condizioni di vita migliore che accomuna moltissime persone di tanti paesi poveri, dall'altra.
Nessuno dei tre fattori sembra destinato a rallentare.

Ogni previsione demografica, compresa quella presentata qualche mese fa dal Consiglio Regionale del Veneto, conferma che nei Paesi più sviluppati, l'Italia tra i primi, le persone immigrate saranno sempre di più e sempre maggiore sarà il numero di coloro che metteranno radici nel Paese chi le ha, volentieri o meno, accolte.

Questo fatto, irreversibile, farà dell'Italia un Paese che con tante etnie che non si parlano tra loro, chiuse in se stesse e magari contrapposte, indisponibili a ritrovarsi in regole comuni di vita, magari fino al punto di non riconoscersi in un unico Stato e nelle sue leggi?
Nessun segnale reale ci dice questo anche se molta propaganda elettorale, incapace di confrontarsi sulle cose serie, enfatizza episodi e casi.
Indubbiamente sta crescendo e crescerà la pluralità delle lingue parlate, degli usi e delle culture presenti e delle religioni praticate. E questo non solo del calcio di serie A. Certamente la ghettizzazione degli stranieri, a cominciare dalle pesanti limitazioni al diritto di ottenere la cittadinanza italiana, non favoriscono l'integrazione. Certamente dovremo comprendere sempre di più il significato della affermazione per cui è la persona il centro dei diritti e della politica, anche quando questa persona è di religione ebrea, di madrelingua spagnola, figlia di genitori provenienti dall'Africa e del praticare nei fatti quelle regole della tolleranza, del reciproco rispetto e della convivenza che nessuno omette di eleggere tra le proprie virtù.

Arriviamo così all'ultima domanda: la multietnicità è un male da evitare e quindi da prevenire e combattere?
Multietnici erano, sono (e saranno) molti Paesi, Stati e nazioni. Per restare nel presente: gli USA, la Cina, l'India per citare le prime potenze economiche del mondo. In Europa sono storicamente multietnici ad esempio la Gran Bretagna, il Belgio, la Spagna.
Vedere il male nello Stato interetnico significa riconoscere, di converso, il bene nello Stato etnico (monoetnico). Le conseguenze di questa visione sono ben note per aver alimentato i più crudeli massacri e conflitti della storia recente, anche nella stessa Europa.

Per concludere. - I problemi etnici ci sono stati sempre e sempre ci saranno. Bisogna saper convivere, con diverse etnie nello stesso Stato. Non si può pensare di avere tanti Stati quante sono le etnie! E noi italiani forse prima di altri abbiamo dimostrato come si superano questi problemi: con l'integrazione. Ci aiuta l'esperienza dei nostri emigrati, che sono riusciti a inserirsi fino al massimo livello nei nuovi paesi, come dimostrano le grandi comunità all'estero e anche i 400 parlamentari di origine italiana presenti nelle assemblee elettive di tanti Paesi-.
Sono le parole di Carlo Azeglio Ciampi, pronunciate in occasione della visita al cimitero dei soldati italiani morti in Russia nella vicinanze di Tomov nel dicembre del 2000.
Per noi sono ancora convincenti.

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