Per un Lavoro “buono” e di qualità

Mercoledì, 27 dicembre 2023

A un quadriennio dalla soglia degli anni ’20, ancora tutti immersi nel pieno turbinio dei cambiamenti in atto, fare come sindacato un bilancio viene spontaneo e insieme necessario. Anche per rilanciare uno sguardo di prospettiva, e ridirci – e ridarci – le priorità del nostro impegno. 

Di fronte al pur positivo andamento dei numeri degli occupati, il nostro ruolo resta comunque quello di promuovere e rivendicare sempre e con decisione il lavoro “buono” e dignitoso. Dopo la pandemia abbiamo assistito infatti ad una salita del tasso di occupazione in tutto il Paese come pure nel nostro Veneto. Una crescita nella quantità che però non è stata accompagnata da un miglioramento della qualità del lavoro. Anzi, è aumentato il fenomeno del lavoro povero, tanto da entrare prepotentemente nel corso di quest’anno al centro del dibattito politico e sindacale. E il lavoro è diventato al contempo più rischioso, come ci dicono i dati di incremento degli infortuni gravi e mortali. 

Di pari passo si è fatto sempre più evidente l’impatto della depressione demografica sul nostro territorio, prefigurando per i prossimi anni un calo drastico della popolazione in età attiva, con conseguenze rilevanti sulla tenuta del nostro sistema produttivo e sul funzionamento (oltre che sulla sostenibilità) del welfare pubblico. Anche questo un aspetto critico dei cambiamenti in corso già più volte da noi evidenziato con un certo allarme. 

Uno scenario ormai parecchio ben delineato nei contorni, che impone ora di adottare adeguate e concrete contromisure. E che chiede di farlo subito, perché la fase del dibattito e dell’assunzione di consapevolezza sui temi ha avuto ormai il suo tempo e ora deve lasciare il posto all’azione, da parte di tutti e in maniera concertata e condivisa. 

La crescente carenza di personale – dovuta soprattutto a saldi migratori negativi e alla scarsità di giovani conseguente al crollo della natalità – va affrontata anzitutto muovendo la leva di un aumento del tasso di occupazione, che in via prioritaria passa a nostro parere per il rilancio e la valorizzazione del lavoro delle donne. Perché ancor oggi in Veneto il gap tra tasso di occupazione maschile e quello femminile sfiora la soglia di ben 20 punti percentuali. Un obiettivo per la cui realizzazione serve un forte investimento su alcuni precisi fronti: formazione e potenziamento delle competenze, per contrastare il rischio che le donne siano condannate al lavoro povero e poco qualificato; coraggiose politiche di conciliazione tra vita privata e vita lavorativa, sostenendo quella contrattazione virtuosa che in Veneto vede già molte buone pratiche messe in campo; servizi di welfare diffusi per supportare il lavoro di cura di minori, anziani non autosufficienti e persone con disabilità spesso in capo alle donne. 

In secondo luogo il Veneto deve declinare una politica di reale attrattività del territorio. È tempo di finirla con l’ideologia della “paura dello straniero”, buona solo a raccogliere effimeri consensi elettorali. Abbiamo invece bisogno di attrarre in Veneto nuove energie, nuove professionalità e competenze, da altre regioni come da altri Paesi. E serve convincere i giovani veneti a costruire qui il loro progetto di vita, frenando la fuga senza ritorno di tante persone che significa emorragia di intelligenze, di know how innovativo, di talenti. Ma essere attrattivi vuol dire proporre contratti di qualità, che premino impegno e competenze, che diano valore al lavoro. Così si fa in altre regioni e in altri Paesi, e funziona: le nostre imprese dimostrino di voler investire davvero sui giovani. Essere attrattivi vuol dire anche avere sistemi territoriali accoglienti: la casa, i trasporti pubblici, i servizi sanitari, il welfare territoriale sono fattori che oggi decretano il successo o il fallimento di un territorio, che ne possono determinare lo sviluppo vero e duraturo. E purtroppo, su tutti questi aspetti, il livello di investimento della nostra Regione non è adeguato a un territorio che ambisca a essere vincente e in crescita. 

Bisogna cambiare rotta. Bisogna farlo presto. E va fatto con una forte e comune mobilitazione di tutti i soggetti della rappresentanza: della politica, del lavoro, delle imprese, della società civile. Questo sarà il nostro impegno per il prossimo anno, perché intendiamo raccogliere le sfide di cambiamento del Veneto

Siamo convinti che il sindacato sarà in grado davvero di tutelare e proteggere lavoratrici, lavoratori, pensionate e pensionati, e di promuoverne la qualità della vita, solo se saprà affrontare con spirito propositivo e riformista le sfide strategiche del lavoro e dell’economia, stimolando un forte protagonismo del mondo del lavoro nel determinare la direzione del cambiamento.