Giovani al centro: con loro per un lavoro di qualità, costruendo fiducia nel futuro

Martedì, 13 febbraio 2024

Resta precario, frammentato e fragile anche in Veneto il lavoro dei giovani. E senza dubbio, oltre a non promuovere la loro dignità e il diritto a una piena realizzazione, questo non fa affatto bene al nostro territorio. Perché genera disaffezione e diventa uno stimolo alla loro partenza per un altrove che offra migliori e più certe prospettive: di lavoro, di sviluppo professionale e personale, di vita.
Di questo grave stallo del mondo dell’occupazione giovanile ci parla la recente ricerca fatta dalla Fondazione Corazzin, che – grazie a un’analisi ampia e non circoscritta agli ultimissimi anni – evidenzia come la crescita dei nuovi contratti di assunzione stipulati in Veneto con i giovani under 30 si vada ridimensionando dopo la ripresa del biennio post pandemia. Al contempo, continuano a rimanere bassi i contratti “stabili”, ossia quelli a tempo indeterminato e di apprendistato: insieme pari a solo un quarto dei totali stipulati nel 2023 (qui i dati).
Uno scenario e una tendenza che ci preoccupano parecchio come sindacato. Che devono (dovrebbero!) far preoccupare tutti. Perché non sa fare pensiero strategico per il proprio futuro quel territorio che non sa essere capace di trattenere i suoi giovani, ancor più alla luce dell’evidente crisi demografica in corso. Fattori, entrambi, che hanno un impatto non da poco sul mercato del lavoro, lo sappiamo bene: sempre meno giovane e pieno di disequilibri, caratterizzato da un perseverante mismatch domanda/offerta e da una ricerca resasi alquanto difficile per le imprese.
Non c’è più tempo, dunque, e non si può lasciare ulteriore spazio a proclami sterili e diffusa retorica. C’è piuttosto bisogno di grande concretezza e senso di responsabilità condivisa. Serve rilanciare con forza politiche regionali di lungo respiro e strumenti efficaci per sostenere l’occupabilità dei giovani. Anzitutto promuovendo il loro ingresso nel mercato del lavoro dalla porta principale, quella dei contratti stabili e dell’apprendistato: strumento, quest’ultimo, per cui invitiamo i diversi attori a un’ampia riflessione rispetto alle sue difficoltà ad affermarsi in Veneto.
Ed è evidente, ce lo indica la medesima ricerca, anche la necessità di interventi “su misura” per i diversi territori, per rispondere alle loro differenti specificità pur all’interno di politiche regionali con indirizzi comuni.
Per tutto ciò, il nuovo anno da poco cominciato si profila come decisivo per aprire la strada a una svolta possibile. Sarà fondamentale agire sul 2024 per rafforzare il trend di crescita rimasto costante nell’ultimo decennio, pur con gli stop e le risalite ben noti connessi alle diverse crisi, e per fare in modo che la frenata del 2023 non diventi strutturale.
Come agire? Prima di tutto ascoltiamo i bisogni dei giovani, in maniera sistematica e attenta, a partire dagli ultimi anni di formazione, per capire cosa si aspettano e cosa sono disposti a mettere in gioco dal punto di vista lavorativo.
Strutturiamo politiche attive mirate, che li accompagnino e li orientino all’ingresso al lavoro, una volta terminato il percorso di formazione.
Infine, coinvolgiamo il sistema delle imprese perché ci sia nei loro confronti un vero investimento, con contratti stabili e con il giusto riconoscimento economico e organizzativo, per far sì che possano decidere di realizzare il loro progetto professionale e di vita nel nostro territorio. Facciamolo assieme: Regione del Veneto, enti di formazione, università, associazioni datoriali, sindacato.
Per questi obiettivi e guidati da questa visione, noi come Cisl abbiamo messo i giovani tra le priorità di questo e dei prossimi anni di lavoro. Perché  (anche) un sindacato che non pensa e non ascolta e non lavora per i giovani, e insieme a loro, non può essere capace di futuro.