Voto di interesse pubblico

Sabato, 03 marzo 2012

Dal 5 al 7 marzo prossimo duecentomila lavoratori veneti, assieme ai loro colleghi di tutta Italia, andranno alle urne per eleggere i loro rappresentanti sindacali per i prossimi tre anni. Potrebbe sembrare una scadenza che riguarda solo loro, gli aventi diritto al voto: infermieri, insegnanti, impiegati della Pubblica Amministrazione ai diversi livelli, tecnici delle più diverse materie, operai e dirigenti, lavoratori in divisa, in camice o in borghese. Si potrebbe pensare che, al più, questa scadenza possa interessare i loro datori di lavoro: Comuni, Province, Regione, agenzie dello Stato, enti parastatali, ministeri (in primis Pubblica Istruzione e Giustizia). Non è così.

Non lo è mai stato, lo è ancora meno di questi tempi.

Questi lavoratori sono quelli che operano in quella macchina pubblica, composta da scuole, università, ospedali, municipi, ufficio del fisco, enti previdenziali, musei e altro ancora, che ha nelle sue mani funzioni fondamentali per noi tutti: l’istruzione, la sanità, la cultura, il fisco, il sistema previdenziale, i servizi sociali, la giustizia, la sicurezza.

A questa macchina è oggi richiesto di correre più veloce, di consumare meno, di ospitare molte più tipologie di passeggeri, di essere in ordine con le regole, di non inquinare e non farsi inquinare. Nessuno si aspetta più che sia una valvola di sfogo per l’occupazione. Chiarito questo facciamo un passo indietro (o meglio, a lato).

Anche l’imprenditore più ottuso sa che uno dei fattori che determinano le fortune di una azienda, qualsiasi cosa produca, è l’apporto dei suoi dei suoi dipendenti che, quando si ragiona di queste cose diventano “i nostri collaboratori”. Ed è proprio così, che si sia alla Fiat o in una cooperativa sociale. Lo è ancora di più quando si producono beni immateriali come i servizi per le persone e le collettività. La motivazione e la partecipazione, assieme alla professionalità, di chi lavora in questo ambito concorrono a fare la differenza nei risultati. Un tempo si diceva a fare “qualità”.

E di differenza e di qualità c’è un grande bisogno per ottenere risposte valide alle richieste che abbiamo detto. Lo stesso imprenditore di cui sopra sa anche che in questi processi il sindacato ha un ruolo di primo piano. Chiedetelo a Marchionne come ad un impresario edile. Chiedetelo anche a chi, come qualche recente ministro, ha pensato di risolvere i problemi con epiteti e minacce.

In questa competizione elettorale sindacale la Cisl, nelle sue federazioni del lavoro pubblico, ha presentato proprie liste nella quasi totalità dei posti lavoro e candidando alla funzione della rappresentanza sindacale oltre 6.600 lavoratori. Persone e programmi che non guardano nella direzione della conservazione e di un cinico ed egoistico distacco dalla realtà del Paese e dei suoi problemi. Al contrario pongono la sfida dell’efficienza, della qualità, della trasparenza a chi deve provvedere a riorganizzare la macchina pubblica, a liberarne gli ingranaggi dalla polvere e dalle scorie, a riportarla sulla giusta strada: servire alle persone, servire alla collettività, servire al Paese.

La Cisl, i suoi candidati, uomini e donne, sanno che questa è anche l’unica strada per ridare dignità e prospettiva al lavoro di milioni di persone. E anche questo è un interesse pubblico, garantito dal voto alla Cisl.