Salvaguardare il manifatturiero veneto

Mercoledì, 14 dicembre 2011

E’ probabile che questo mese di dicembre si concluda in Veneto con tutta l’attenzione politica e sociale concentrata sul decreto “Salva-Italia” ed i suoi effetti locali, dalla abolizione (di fatto) delle province alla prossima ulteriore riduzione dei trasferimenti dello Stato verso Regione e Comuni.
Così potrebbe anche inaugurarsi il 2012, gli argomenti per polemizzare non mancano. A chi amministra il Veneto e a chi è deputato a rappresentarne gli interessi del lavoro e dell’economia è però chiesto anche qualcosa di più: stare sul pezzo. Ed il “pezzo” è il manifatturiero veneto, le sue aziende, i suoi distretti, i suoi lavoratori. Perché su questo asse portante dell’economia veneta tornano ad addensarsi nuvole nere che anticipano nuove tempeste, mentre ancora non sono finiti i danni di quella che ha imperversato tra la fine del 2008 e la fine del 2010.
I segnali, tanto per citarne qualcuno, sono la ripresa della Cig ordinaria a novembre, le previsioni di PIL in negativo, la progressiva restrizione del cerchio magico degli occupati, l’asfissia finanziaria di molte aziende.
Le misure per la crescita disposte dal governo, indipendentemente dal giudizio che ognuno si è fatto,  certamente non bastano a portarci al riparo. Servono “forti fatti” che aggiungano sostanza veneta alle politiche per la crescita nazionale. Perciò, una volta che si sono definiti gli spazi e le risorse post manovra Monti, è necessario che si convenga rapidamente a delle scelte coerenti e praticabili.
In Veneto abbiamo tutte le carte per giocarsi questa partita che finora, diciamolo chiaramente, è stata più volte rinviata: non è commissariata la politica, non sono commissariate le Parti Sociali. Ognuno è in grado di svolgere fino in fondo la sua parte, facilitato dal fatto che, oggi, la responsabilità paga con interessi più alti della demagogia.
Anche per non perdere altro tempo ribadiamo alcune proposte concrete: destinare il Tfr alla previdenza complementare e rafforzare le potenzialità del Fondo Solidarietà Veneto di investire nel territorio, ragionare su una riforma del mercato regionale del lavoro con la flessicurezza (Monti ha confermato il ruolo delle Parti Sociali su questo tema), costituire un ente bilaterale nell’industria, allargare l’impianto della contrattazione di secondo livello sulla produttività, aprire la strada ai contratti di solidarietà espansivi.
Tra l’immobilità del bisticciare su Monti sì, Monti no, Monti nì e gli effimeri voli della fantasia secessionista possiamo decidere di praticare un responsabile federalismo, utile a salvaguardare il prezioso patrimonio del manifatturiero veneto.