Primo Maggio del lavoro sospeso, Primo Maggio del lavoro atteso

Venerdì, 30 aprile 2010

Questo del 2010 sarà il Primo Maggio del lavoro sospeso e del lavoro atteso.
E non solo per migliaia di lavoratori dipendenti ma anche per molti lavoratori autonomi e per molte aziende, grandi e piccole.
La progressiva dilagante sospensione dell'attività lavorativa è testimoniata dai numeri delle ore di cassa integrazione: nei 18 mesi dall'inizio della crisi ne sono state autorizzate per 120 milioni di ore (molte più di tutte quelle richieste dal 1997 al 2007), dalla quantità di aziende coinvolte (oltre 500 con procedure straordinarie ed altre 3.000 di piccole con procedure in deroga già nei primi mesi di quest'anno.
La dimensione del lavoro atteso è invece misurabile dal numero dei lavoratori che hanno perso il lavoro e che affollano le liste di disponibilità. Gira al contrario (accelerando) infatti, dall'inizio della crisi, la principale dinamica che ha caratterizzato il mercato del lavoro veneto: molte cessazioni per contratti che finiscono compensate però da ancor più numerose assunzioni. Pochi numeri: 49 mila persone assistite dalla indennità di disoccupazione al 31 dicembre dello scorso anno, a cui se ne sono aggiunte altre 33 mila tra gennaio e marzo del 2010. Poche, nel frattempo, sono quelle che hanno trovato una nuova qualsiasi occupazione.
E non ci sono segnali di inversioni di tendenza. Per la prima volta in Veneto si comincia a parlare di sintomi di cronicizzazione della disoccupazione.
C'è dunque motivo di celebrare, anche con ottimismo, questo Primo Maggio?
Noi diciamo di sì, che c'è più di un motivo.
Nonostante tutto non siamo di fronte a grandi conflitti sociali. A cominciare dai luoghi del lavoro ma anche nelle comunità locali. Non trovano seguito i messaggi catastrofistici e nemmeno quelli della contrapposizione tra gruppi sociali (italiani contro immigrati, veneti contro meridionali, giovani contro anziani, imprenditori contro dipendenti, e viceversa). Questa tenuta della coesione sociale e dell'unità del mondo del lavoro sono già di per sé motivo e conferma delle ragioni della festa del lavoro. Certamente non possono essere motivo per cancellare l'esistenza della crisi, per non curarne i suoi effetti sulle persone che la stanno pagando a duro prezzo (guai!) e per non mettere in campo risorse e azioni per contrastarla e rilanciare lo sviluppo.
L'apnea dei lavoratori senza reddito e delle imprese senza risorse finanziarie non può durare ancora a lungo. La politica non può stare a guardare occupandosi solamente dei suoi giochi o spostando sempre più avanti l'orizzonte delle soluzioni.
Ma questo guardare altrove della politica non può costituire una scusa per le rappresentanze del lavoro, delle imprese come dei dipendenti, per non darsi da fare ed operare per rimettere in moto il lavoro sospeso, riprendere quello perso ma anche per costruirne di nuovo. Non tutto il vecchio lavoro attraverserà intatto il mare della crisi.
Chi rappresenta il lavoro è anzi chiamato ad un impegno ancora maggiore, a supplire il più possibile le assenze e non sono a denunciarle. Non è la prima volta. In Veneto siamo su questa strada da tempo e, dopo la pausa elettorale, ci sono tutte le condizioni anche per riprendere la concertazione con la Regione.
Buon Primo Maggio al lavoro veneto.
Franca Porto - Segretaria Cisl Veneto

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