Poveri o ricchi, ma sempre dipendenti

Martedì, 28 aprile 2009

Nella irreale discussione e polemica. non ancora conclusa, sulle risorse da trovare per sostenere la ricostruzione dell'Abruzzo terremotato, un fatto, passato quasi in sordina, ha attratto la nostra attenzione.
Quando si è parlato di una tantum sui redditi più alti alcuni giornali (vedi il Sole 24 Ore del 16 aprile) hanno pubblicato i dati su quanti sono ma soprattutto chi sono i ricchi italiani (intesi per tali coloro che dichiarano al fisco più di 125 mila euro di reddito complessivo annuo).
Sul fatto che fossero pochi, un esiguo numero rispetto al totale dei contribuenti, non avevamo alcun dubbio: 205.215, meno dell'1% dei circa 41 milioni di persone che pagano le imposte sul reddito personale.
Più sorprendenti i dati sul chi sono i nostri ricchi. Il 48,7% sono dipendenti a cui si aggiunge un altro 22,1 % di pensionati. In pratica 71 contribuenti su 100 (140 mila in valore assoluto) con un reddito dichiarato superiore a 242 milioni delle vecchie lire sono dipendenti, attivi o in pensione.
Gli imprenditori ricchi? solo 8 su 100 dei nostri fiscalmente benestanti; di più i professionisti: il 21,1%.
Anche togliendo dal conto dei dipendenti i parlamentari ed i grandi manager rimane sempre un fatto che ha dell'incredibile (ma assolutamente vero).
Dunque la proposta di una tantum o di alzare le tasse ai ricchi non ha nulla a che fare con il ritorno alla lotta di classe, al massimo potrebbe rappresentare un conflitto tra dipendenti.
Per il fisco (che non è un terzo soggetto, estraneo alla società civile ma il sistema di regole che tutti i Paesi del mondo avanzati si sono dati per ridistribuire la ricchezza e sorreggere lo Stato) i dipendenti sono quindi l'entità sociale che costituisce la maggioranza dei ricchi. Noi invece pensavamo di occupare in lungo ed in largo solo spazio dei redditi minimi, bassi e medio- bassi. Una imprevista promozione di rango e di condizione economica che sa di beffa e che ripropone l'irrisolta questione nazionale della lotta all'evasione fiscale. La Cisl intende rilanciarla nel contesto di una riforma fiscale che ridia credibilità e legittimazione al sistema fiscale. Partendo da un presupposto: negli anni in cui si è cominciata a farla sul serio, vedi il biennio 2006-2007, i risultati non sono mancati. Serve però costanza di impegno politico.
In fin dei conti ci spiace trovare nel girone fiscalmente poveri, accanto alle famiglie operaie numerose, agli immigrati, agli anziani con pensioni minime, imprenditori e professionisti che vagano con auto di lusso tra vacanze in yacht e locali alla moda.

Franca Porto