Enti locali ed interventi anticrisi

Venerdì, 29 maggio 2009

Gli effetti più drammatici della crisi in corso ricadono sulle famiglie dei lavoratori che perdono, con il lavoro, il reddito necessario a vivere con dignità.
Gli ammortizzatori sociali, compresi quelli in deroga, non sempre riescono a coprire le necessità economiche della vita quotidiana e, in alcuni casi, sono tuttora indisponibili.
Per evitare l'emarginazione delle situazioni più gravi, il passaggio alle condizioni di miseria per molte famiglie, abbiamo chiesto da tempo e con insistenza che, accanto ai provvedimenti nazionali e regionali, venga collocata una ultima linea di sostegno ed aiuto attivata dagli enti locali. Una linea gialla che nessuno deve oltrepassare.

Ad oggi solo una parte dei 538 Comuni veneti ha dato risposte adeguate.
Noi non disconosciamo le difficoltà che gli amministratori locali devono affrontare ed in particolare la modestia delle risorse disponibili rispetto ai bisogni. Una scarsità dovuta alle limitazioni imposte dal Patto di stabilità, al blocco di ogni forma di autonomia impositiva, alla dimensione dei piccoli comuni, alle difficoltà di operare efficacemente quando i servizi di assistenza sociale fanno perno su una assistente sociale per qualche ora alla settimana.

Nello stesso tempo ribadiamo però la nostra, provata, convinzione che una parte di questi ostacoli può essere superata se si opera coinvolgendo e concertando azioni ed interventi con le organizzazioni sindacali, le province, il Terzo Settore ed il volontariato.
Non vorremmo infatti che qualcuno pensasse che il peggio è già passato e non servano più altre misure di emergenza e nuovi provvedimenti per arginare gli effetti della crisi. Draghi ha parlato chiaro oggi: andiamo verso una disoccupazione al 10%.

Ora e nei prossimi mesi si fanno più sentire gli effetti della crisi.
Con le bollette (arrivate in queste settimane) della luce e del gas sovraccaricate dai consumi di un freddo inverno e dalla iperbole dei prezzi pre-crisi (i bonus governativi non si vedono ancora); con il ridimensionamento del reddito per chi è rimasto sospeso dal lavoro o, peggio, lo ha perso, e ha consumato i risparmi (dove ce n'erano); con i mancati pagamenti degli affitti, preannuncio di un autunno di sfratti, come anche dei ratei dei mutui casa. Nel mentre per le famiglie numerose si avvicinano le spese per il prossimo anno scolastico. Nessun ravvedimento del governo infine sulla concessione della Social Card, negata alla gran parte dei pensionati poveri delle regioni del nord.

Non c'è tempo da perdere quindi e va fatto uno sforzo comune, che sappia accantonare gli interessi propagandistici (siamo in campagna elettorale) sia che si presentino nelle vesti della discriminazione xenofoba che della inconsistente fumosità.
In Veneto non mancano le buone pratiche, i buoni accordi ed i provvedimenti utili ed efficaci. Sono prevalenti rispetto alla provocazione ed al fumo. Non sono però così estese e diffuse come sarebbe necessario fossero.
Noi della Cisl siamo pronti a fare la nostra parte partecipando ai tavoli di discussione ma anche mettendo a disposizione i nostri esperti e i nostri servizi di tutela. Mettiamo in campo le nostre energie per costruire risposte e non per accendere i fuochi delle polemiche.

Nel nostro sito cislveneto.it abbiamo aperto uno spazio, in collaborazione con il Caaf Cisl del Veneto, dedicato a documentare queste buone prassi, uno spazio aperto al contributo di tutti.

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