Ci avevamo un pò sperato

Giovedì, 14 febbraio 2013

Ci avevamo, per la verità, un po’ sperato.  Sperato che le molte parole spese da tanti (tutti!) a favore delle donne, della loro partecipazione alla vita politica ed amministrativa, per il rispetto della loro dignità nella parità di diritti e doveri, avessero trovano una conseguente pratica quotidiano. Magari per sola effimera e breve vita di una campagna elettorale dove, chi cerca il voto,
dovrebbe mette in mostra il meglio di sé. Magari solo per catturare qualche voto in più. Sarebbe stato un buon esempio cui richiamare poi a coerenza, come quando si chiede il mantenimento delle promesse e il rendiconto delle cose fatte.
Ma così non è stato.
Prima quando il potente ottiene gli applausi e le risate dei seguaci grazie a pesanti doppio sensi con una donna impegnata nel suo lavoro. Una scena triste e misera, e non solo perché a produrre lo
spettacolino è stata una persona anziana che è stato (e si propone di esserlo ancora) a capo del Paese oltre che di una importante forza politica, ma anche perché nessuno dei numerosissimi presenti, ne’
quel momento ne’ dopo, si è reso conto che, ancora una volta, una donna era vittima di una aggressione o, nella migliore delle ipotesi, si è voltato dall’altra parte.
Poi quando un sindaco giovanissimo e “rivoluzionario” ha pensato bene che una donna incinta non può esercitare il suo impegno di assessore per cui era stata scelta. La maternità è un impiccio
durante e dopo (magari se lo stesso Comune non ha l’asilo nido). Il “licenziamento” è quindi consequenziale, magari per il bene della comunità che non può sobbarcarsi il peso di un amministratore
inefficiente. Agli assessori si tolgono le deleghe per “incompatibilità politica”, alle assessore per “incompatibilità con l’essere madri”. Anche in questo caso applausi per il capo? Anche in questo caso ci si volterà dall’altra parte?
Noi però nella conquista della pari dignità, del pieno rispetto continuiamo a crederci.
La crisi ci dimostra, se ce ne fosse stato bisogno,  quanto forti siano le donne, come sappiano reggere le difficoltà delle famiglie assalite dalla disoccupazione e dalle difficoltà economiche, come
siano abili a coprire i vuoti di un welfare che si è dimenticato di conciliare il loro lavoro con la famiglia, come siano capaci di tenere comunque la testa alta anche se nel Paese il femminicidio è
prassi quotidiana.
A questa risorsa immensa ed inesauribile ci si dovrebbe rivolgere con gratitudine ma anche per farne fruttare le enormi potenzialità di intelligenza, ingegno, capacità pratica e competenza organizzativa.
Un Paese in crisi come l’Italia ed il nostro Veneto ha bisogno di mettere in campo queste ricchezze. 
Gli episodi citati (ahimè svoltisi entrambi in Veneto) non vanno proprio in questo senso. Che siano addebitabili a figure agli antipodi l’una dall’altra su molti aspetti è un brutto segno.
Che non passino sotto silenzio e neppure sotto l’ovvia strumentalizzazione politico-elettorale è la nostra speranza.