8 MARZO: è ancora la giornata della donna?

Sabato, 08 marzo 2008

A 100 anni dalla strage di operaie, è ancora importante celebrare la giornata della donna? Era l'inizio di marzo del 1908 quando a Chicago, le operaie dell'industria tessile "Cotton" iniziarono a scioperare per protestare contro le condizioni in cui erano costrette a lavorare. Lo sciopero proseguì per diversi giorni finché l'8 marzo, il proprietario della fabbrica, decise di bloccare tutte le vie di uscita, ma lo stabilimento andò in fiamme e le 129 operaie prigioniere all'interno non ebbero scampo.

Si, la giornata della donna ha ancora senso. E non parlo di una semplice questione di sbilanciamento dei poteri o di riconoscimento dei redditi più alti tra uomo e donna, o di una irreparabile lentezza nel realizzare un sistema di servizi alle famiglie che rendano le donne più padrone del loro tempo. Oggi questa giornata significa cercare un equilibrio economico, sociale e culturale che si trasformi in politiche di qualità per donne e per uomini. E questo si potrà ottenere solo quando un numero significativo di donne sarà presente nel mondo del lavoro alzando il tasso di attività e lo sventagliamento retributivo e professionale. Va sottolineato che a fronte di un significativo aumento del numero di donne che lavorano in Italia e in Veneto, continuiamo a notare come i lavori di cura (dei figli, dei disabili, dei non autosufficienti, degli anziani) restino elemento su cui la conciliazione tra lavoro e cura rimane a carico della donna stessa. E' lei infatti che deve impegnarsi a trovare un equilibrio tra lavoro e famiglia. Questo mi porta ad una prima importante considerazione: mancano politiche ed investimenti di sostegno ai servizi per le famiglie. E' questo un muro da abbattere e comincio a pensare che gli uomini che fanno politica ritengano più interessante destinare risorse economiche verso altre materie.

Anche per questo ritengo sia necessario avere più donne che facciano politica, sindacato, impresa; che decidano della spesa pubblica; che conducano "Porta a porta", "Matrix", dirigano "Corriere della Sera" o "Repubblica"; che facciano opinione e orientino le opinioni e che siedano nei luoghi di comando.
Sono ancora le donne a correre in ogni caso i rischi maggiori. Penso ad esempio alla maggiore povertà a fronte di una separazioni con figli a carico; alla perdita del posto di lavoro magari dopo una gravidanza; al rischio di mobbing e violenze pubblica e privata. Sono necessari investimenti mirati per offrire alla donna maggiori sicurezza e sostegni. E' per questo che dobbiamo puntare su politiche del lavoro, contratti sociali, ma anche su azioni culturali sulla comunità nel suo insieme che permettano alla donna di gestirsi al meglio. Credo ne trarrà vantaggio anche l'uomo perché potrà riscoprire la cura della famiglia e di sé, il piacere del tempo condiviso. Per questo amo parlare di condivisione anziché di conciliazione tra uomini e donne.
Credo sia importante pensare a più donne e più libere di scegliere in un contesto di maggiore presenza nella politica e nei luoghi in cui si assumono decisioni importanti. Ad esempio penso alla necessità di una discussione capace di valorizzare quanto la scienza medica abbia fatto per aumentare le opportunità di vita e di salute dei neonati e delle loro madri, e non che strumentalizzi situazioni difficili come la scelta di proseguire o interrompere una gravidanza. Oggi la medicina offre opportunità che dieci anni fa non si sognavano. Le tragedie oggi si possono ridurre eppure le informazioni sulla sessualità e sulla contraccezione continuano ad essere inadeguate. E' importante che coloro che gestiscono le "stanze dei bottoni" abbiano il coraggio e la volontà di dare spazio e avvalersi delle potenzialità che le donne possiedono, riconoscendo la sapienza femminile anziché temerla. Ma la sapienza femminile deve mostrarsi, mettersi in gioco, se necessario battagliare per portare avanti i progetti in cui crede.

Franca Porto
Segretaria generale Cisl Veneto

ottomarzo