Dazi e contro dazi. Dalla parte degli operai

Martedì, 20 marzo 2018

La battaglia sui dazi è appena partita con la decisione di Trump di mettere al riparo i produttori di acciaio e alluminio USA dalla concorrenza internazionale.

I governi e gli imprenditori interessati hanno dichiarato di voler evitare di dare il via alla spirale dei dazi contro dazi.

Qualcuno ha invece tuonato, seppur non immediatamente, a favore delle ritorsioni: guarda caso i sovranisti nostrani. 

E gli operai e i sindacati veneti, cosa dovrebbero dire?

Come tutti abbiamo visto le immagini del Presidente degli Stati Uniti d’America, sottoscrivere il provvedimento sui dazi circondato da un gruppo di metalmeccanici delle acciaierie beneficiarie esultati convinti di aver trovato il vero protettore dei loro posti di lavoro.

Dobbiamo quindi sperare, anzi pretendere, che il prossimo governo spinga il nuovo Parlamento a introdurre tasse sull’import dagli USA? Che si impunti fino a quando l’UE non farà altrettanto? E, dato che ci siamo, che cominci anche mettere dazi sull’import di tutti quei prodotti dove i nostri non sono così competitivi?

Sembra facile il gioco dei dazi. Ma non lo è proprio per niente. Non a caso i sindacati americani hanno contestato questa scelta preoccupati delle conseguenze che essa avrà sul complesso dell’occupazione e sui consumatori. I prodotti realizzati in USA con acciaio e alluminio costeranno infatti di più (con una conseguente riduzione del mercato interno) mentre sarà molto difficile esportarli. Non a caso alcune grandi aziende del settore hanno già annunciato di voler trasferire altrove gli investimenti già preventivati.

Per l’economia veneta, che vive e prospera da sempre grazie alle frontiere commerciali aperte importando materie prime ed esportando prodotti lavorati in tutto il mondo, i dazi e le dogane sono stati (vedi il dominio austriaco) e sarebbero ancora oggi un immane disastro per le aziende e soprattutto per i lavoratori che vi sono occupati.

La vera protezione dei posti di lavoro non sta nell’imporre carichi fiscali sulle merci degli altri che non ci fanno comodo, ma nella capacità di rimanere competitivi nei mercati internazionali.

E’ la via più difficile ma l’unica vincente. Come lo dimostrano ogni giorno migliaia di prodotti veneti, ed italiani, che i consumatori di tutto il mondo ci chiedono.

Ciò non toglie che ci debba essere una costante attenzione e manutenzione dei rapporti e delle regole commerciali.

Ma queste cose si possono fare solo in due modi: con le guerre commerciali (che in gran parte si trasformano in conflitti armati) o con le trattative.