Allarme contratti: senza rinnovi l’Italia non riparte

Mercoledì, 05 agosto 2020

Il CNEL certifica che è scaduto il 61% dei contratti collettivi nazionali di lavoro.
Oltre 13 milioni di lavoratrici e lavoratori, pubblici e privati, in Italia, sono quindi privi della copertura di un contratto nazionale in vigore. A ciò si aggiunge il fatto che, nella maggior parte dei casi, non si è aperto nemmeno il tavolo della trattativa.
E’ la prima volta che nel nostro paese ci troviamo in una situazione simile.
Come se non bastasse, alcune vicende contrattuali - come quella dell’agroalimentare e della sanità privata - con contratti prima firmati e poi messi in discussione dalle rappresentanze datoriali, rischiano di innescare crisi di fiducia nelle rappresentanze che possono avere gravi ripercussioni nel sistema di relazioni sindacali.
Tutto ciò in una fase in cui sarebbe invece necessario costruire relazioni fortemente cooperative tra datori di lavoro e lavoratori, per tentare di uscire insieme dalla crisi, rendendo le imprese più produttive e competitive nello scenario internazionale.
L’atteggiamento di molte associazioni delle imprese sembra invece riflettere un atteggiamento anti-lavoro, tale da riproporre la domanda: il lavoro è considerato una risorsa e un investimento per la crescita delle imprese o un problema?
Le associazioni datoriali, Confindustria in primis,  sono chiamate a darvi una risposta.
L’epidemia da Covid 19 ha dimostrato, senza ombra di dubbio, quanto siano fondamentali i lavoratori proprio per la sopravvivenza e la prosperità delle imprese. Il periodo di chiusura forzata ha evidenziato la centralità del lavoro, soprattutto di quello manuale (che non si può fare a distanza).
Abbiamo già dimenticato la lezione?
In un periodo di forti turbolenze economiche e di grande incertezza, serve poi governare il necessario cambiamento nei posti di lavoro e la contrattazione è lo strumento principale per condividerne modalità e obiettivi.
Senza una contrattazione e un approccio cooperativo, come si pensa di rendere le imprese resilienti e adattive?
Serve inoltre introdurre importanti innovazioni nella contrattazione nazionale, dalla valutazione al riconoscimento delle competenze, dalla formazione continua alla modalità di partecipazione attiva delle persone nelle innovazioni di processo e di prodotto.
Le imprese non ritengono urgente introdurre queste innovazioni? O pensano di farlo senza coinvolgere i lavoratori e le loro rappresentanze? E senza valorizzarne il contributo?
Noi riteniamo che senza un rilancio della contrattazione, a partire dai rinnovi dei contratti nazionali, non ci sarà la possibilità per il nostro paese, dopo la crisi causata dal Covid19, di fare il salto di qualità necessario per costruire un’Italia moderna, competitiva, capace di affermarsi nuovamente nei mercati internazionali.
Serve una forte assunzione di responsabilità da parte delle associazioni di rappresentanza delle imprese: senza riconoscere e valorizzare il lavoro il paese non riparte. Rinnoviamo insieme i contratti nazionali, con urgenza, per dare una prospettiva alle imprese e al lavoro.