Riparte il lavoro in Veneto, ma serve una strategia capace di futuro

Mercoledì, 21 luglio 2021

C’è una graduale ripresa dell’occupazione per la nostra regione. Ce lo confermano gli ultimi dati diffusi da Veneto Lavoro e riferiti al secondo trimestre 2021: la nostra economia si sta rimettendo in movimento, con quelle differenze tra i settori che sono coerenti al loro andamento economico (ripartenza stagionale del turismo, sempre in crisi il tessile, ripresa lenta e solo parziale del settore aeroportuale).

Ma come sempre i dati vanno letti con attenzione, anche per comprendere dove e come sia necessario intervenire per rendere più solide le gambe ancora fragili di questa ripresa. I 28.300 nuovi posti di lavoro registrati nel solo mese di giugno, ad esempio, rappresentano un saldo, ossia la differenza tra i contratti di assunzione attivati (compresi quelli di trasformazione di precedenti contratti di altro tipo) e quelli cessati. Se si passa, invece, a osservare i soli contratti avviati, il loro numero risulta inferiore a quello dello stesso periodo del 2019. Ancora, il numero delle “cessazioni” risente da parte sua del blocco dei licenziamenti ancora in vigore. Bisogna poi considerare che ad avere notevole peso in questo saldo è l’aumento dei contratti a tempo determinato, di fatto nel 2020 letteralmente falcidiati.

Ma ci sono, crediamo, alcuni altri dati che ci fanno confidare per il meglio. L’analisi trimestrale comprende infatti due mesi - aprile e maggio - che ancora vedevano restrizioni per talune attività. È invece l’ultimo mese a registrare l’incremento maggiore in termini occupazionali: vogliamo sperare dunque che sia giugno a dare il passo e la misura reali della ripartenza.

Tra gli indici positivi leggiamo senz’altro anche la crescita dei contratti di apprendistato, perché ci dicono che l’occupazione giovanile ricomincia a salire.

Ma come consolidare ora questi segnali positivi? Anzitutto dobbiamo come sindacato continuare a presidiare le situazioni di difficoltà e stare a fianco dei lavoratori e delle lavoratrici delle imprese in crisi.

Si deve poi affrontare con strategia e con interventi innovativi quello che oggi è un tema (e un problema) trasversale a tutti i settori: la difficoltà a reperire figure con specifiche competenze anche medie e di base. Si pensi all’appello recente di ristorazione e turismo, in seguito al quale abbiamo proposto e ottenuto l’apertura di un tavolo regionale dedicato. Noi lo stiamo dicendo da parecchio tempo ormai: è necessario monitorare i fabbisogni professionali delle aziende per tentare una governance condivisa e orientare più efficacemente le politiche attive. E ancora, bisogna rendere più trasparenti i processi e i canali di incontro domanda/offerta, come le condizioni contrattuali proposte dalle aziende.

Senza dubbio il lavoro svolto nei tavoli di filiera - nati per lo più nella pandemia e costruiti con l’Unità di crisi della Regione del Veneto, Cgil e Uil e le associazioni di categoria -, ha contribuito a farci trovare più preparati nell’affaccio a questa fase che prevedeva lo sblocco dei licenziamenti. Perché ci ha sollecitati a tenere un approccio globale per alcune filiere, ben oltre le singole crisi aziendali. Credo che questa sia la strada da percorrere, evitando di concentrarci esclusivamente sul particolare e tenendo sempre lo sguardo più ampio e globale. Che significa anche più capace di futuro.