Belluno, non solo questa crisi annebbia le valli

Mercoledì, 21 luglio 2010
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Quando si è parte integrata di un sistema economico mondiale se ne respirano i benefici ma non se ne è immuni dai dolori e così quelle montagne che non hanno fermato le merci ed i capitali non hanno potuto neppure fare da barriera alla crisi. I dolori arrivano dalle multinazionali, le cui anonime proprietà finanziarie dimostrano più interesse verso il business fine a se stesso che per l'attività produttiva e industriale. A farne le spese ad esempio la Idealstandard, azienda tra le prime ad applicare i sistemi della qualità totale in Italia, rimasta in piedi più per la testardaggine dei lavoratori e del sindacato che per volontà dei fondi proprietari. La recessione internazionale arriva d'infilata con i primi venti autunnali del 2008. Il grafico del ricorso alla Cig comincia a scalare picchi già tra ottobre e dicembre 2008 poi disegna le vette nel 2009 (9 milioni di ore autorizzate rispetto ad una media del milione e mezzo degli anni precedenti) per assestarsi sulla media delle 650/800 mila ore nei primi mesi di quest'anno. Una diga efficace ai licenziamenti viene posta con la Cig, quella in deroga, che lo scorso anno è stata utilizzata da 185 aziende per oltre 1.000 lavoratori. Ma non basta a tenere l'occupazione. Le domande di disoccupazione ordinarie passano da poco più di 4.600 (2007) a più di 5.000 nel 2008 fino ad arrivare a 8.500 nel 2009. Altri 500 lavoratori vanno a finire nelle liste di mobilità indennizzate. La spesa sociale per ammortizzatori, secondo i calcoli dell'Ufficio Studi della Cisl Veneto, giunge nel 2009 alla soglia dei 160 milioni di euro (tra sussidi ed integrazioni dirette ai lavoratori ed accrediti previdenziali indiretti) di cui il 60% per le indennità di disoccupazione. Ne hanno (stima) beneficiato circa 20 mila lavoratori, il 29% dei dipendenti occupati. Infine i dati dell'Agenzia Regionale Veneto Lavoro: il saldo assunzioni/dimissioni segna 2.200 posti di lavoro in meno.

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