Ripensiamo al Polesine

Martedì, 17 maggio 2011

Ruigo no m'intrigo (a Rovigo non m'intrigo). E' proverbio che viene spontaneo ripetere ai veneti quando si parla di Rovigo. Tanto che gli studenti del polo universitario locale, rovesciandolo, ne hanno fatto il nome del loro portale: Mintrigo. Il rapporto tra Rovigo ed il suo territorio, il Polesine, con lo sviluppo economico è storia, ancora aperta, di intrigamento, riuscito o meno.
Con Rovigo non ha voluto intrigarsi lo sviluppo per molti decenni , facendone territorio di emigrazione, di marginalità economica sempre più marcata quanto più l'economia decollava nelle altre province veneto. Area depressa, Sud del Veneto, questi le definizioni del Polesine fino agli anni '80, come se le acque dell'alluvione del '51 non fossero mai ritornate dentro gli argini del Po.
Poi i fondi dell'Unione Europea hanno riaperto le attese di rientrare nelle dinamiche dello sviluppo regionale. La, comprensibile, speranza era quella che la locomotiva veneta trainasse con se anche il vagone Rovigo, portandolo fuori da quel binario morto dove sembrava essere stato parcheggiato. Di qui quelle ipotesi di sviluppo che, Luca Romano esperto di sviluppo locale, ha distinto in due tipi: quelle della rincorsa (per agganciarsi alla locomotiva) e quelle dell'attrazione verso i vincenti modelli confinanti (per infilarsi sotto la loro coperta). Il Polesine ha conosciuto così un intricato periodo di sviluppo. La politica ha giocato tutte le sue carte, intervenendo direttamente sulle scelte. Le risorse pubbliche sono andate in significative opere di infrastrutturazione del territorio: strade, aree industriali, servizi, promozione. I risultati non sono stati proporzionati agli investimenti, non comunque quelli attesi.
"Per noi la crisi - è la tesi che Valeria Cittadin, segretaria generale della Unione, ha esposto al recente convegno "Ripensiamo al Polesine" - potrebbe essere la grande occasione per intrigarsi in modo diverso con lo sviluppo" e ne indica i due principali presupposti: la valorizzazione delle risorse già esistenti nel territorio, la concertazione con tra le Parti Sociale ma con un passo indietro per la politica che dovrà fornire strumenti per lo sviluppo ma non deciderne i contenuti. Un vero e proprio capovolgimento delle regole del gioco che ha trovato consensi ma anche indisponibilità di alcune rappresentanze della politica al farsi da parte, a non intrigarsi, ecco il termine giusto, in tutto e dappertutto.
Gli ostacoli e le difficoltà su questo nuovo percorso evidentemente non mancano ma già l'idea della Cisl comincia a segnare qualche punto a favore. A cominciare dalla sottoscrizione (al MiSE, lo scorso maggio) del protocollo di intesa per il rilancio produttivo e la reindustrializzazione della provincia di Rovigo con l'obiettivo di individuare progetti da inserire in un successivo Accordo di Programma. Alla Regione Veneto è stato affidato il compito di attivare un Tavolo di Coordinamento con le Parti Sociali e le autonomie locali per definire, in 60 giorni, un piano di reindustrializzazione locale. "Per il sindacato -specifica Cittadin- è indicato un impegno particolare: presentare progetti e proposte di riqualificazione, riconversione e reimpiego dei lavoratori delle imprese in crisi". Il pensiero va immediatamente ai 150 cassaintegrati della Grimeca per i quali si dovrà trovare soluzioni occupazionali diverse dal rientro in fabbrica.
Il futuro della provincia dei tre fiumi, che nello stemma araldico abbina Aquila bicipite e Leone di San Marco, sta dunque in un nuovo, più intrigato abbraccio tra la riconosciuta caparbietà, anche ruvida, dei rovigotti (non certo addomesticata dalla recente trasformazione in rodigini) con una nuova mentalità che abbandoni i vecchi canoni dell'area depressa e riconosca, cum grano salis, le proprie capacità e potenzialità.
Per avere un nuovo sviluppo, solido e soddisfacente, ripete Romano "serve un salto di mentalità". Le Parti Sociali, concretizza la segretaria della Cisl, possono fare molto con la bilateralità e la contrattazione. Nel concreto: agricoltura di eccellenza, innovazione industriale, distretto della Green Energy, logistica intermodale, turismo sostenibile. Ma anche reti sempre più efficienti di servizi tra enti locali, sviluppo delle reti immateriali e autonomia strategica di multiutilities.
La crisi intriga e Rovigo si rimbocca le maniche per vincere la sfida.

ust Rovigo